ANNI ‘50 DEL SECOLO SCORSO
Esperienze teatrali in Rometta
di Nino Ioli
 In Rometta, esisteva ed esiste tuttora una tradizione impegnata
a presentare spettacoli teatrali. Gli anziani ricordano, infatti, le recite di
drammi e commedie ad opera di romettesi e, tra questi, non era dimenticato il
ruolo di don Ciccio Saya. Inoltre, non posso non riferire che di solito nelle domeniche
degli anni ‘40 venivano date delle recite da parte di una filodrammatica
rappresentata, egregiamente, da Peppino Midiri, Nino Saccà, Nino Midiri,
Aurelio Visalli ed altri. Memorabili sono rimaste le Rappresentazioni de I due gobbi, liberamente tradotti dai Menecmi, di Plauto, e di altri lavori. Ricordo
uno spettacolo San Giovanni decollato,
di Martoglio, in cui eccelsero, tra gli altri, il notaio Andrea Saya, nella
parte di mastro Austinu e Teresa Visalli (Lona). A mio modesto giudizio, si è
trattato di un’ottima prova della commedia, tra le più complete che io abbia
visto. Per tutte le recite veniva utilizzato il teatro annesso al convento
delle Suore Stimmatine. E fu così che, animati da vivo interesse, negli anni ‘50
del secolo scorso, il sottoscritto ed altri coetanei (Peppino Rizzo, Santo
Ciotto, Gino Bosurgi, Peppino Pollicino, Nino Cavallaro, Paolo Giordano)
convenimmo di dedicarci all’Arte teatrale. Ci improvvisammo persone di teatro
pur non avendo avuto una guida sicura e, fra tutti, il sottoscritto era l’unico
ad avere avuto un’esperienza teatrale, avendo svolto una particina in una
tragedia liberamente tratta dalle opere di Dumas, a cura del prof. Dionigi
Sardo che ne era il regista. Per le nostre rappresentazioni utilizzammo il teatro
comunale restaurato dal sindaco pro tempore, l’avv. Pasquale Midiri. L’input ci venne dato dalla presenza, in
Rometta, di una compagnia teatrale che ha offerto delle prove esaltanti ed
interessanti. Il regista di tale compagnia era Renato Pinciroli che, in
seguito, formerà una compagnia stabile di prosa che ha ottenuto notevole
rinomanza in Sicilia. Tra gli attori, ricordo Lia Guazzelli e Luigi Carrubbi.
Venne presentata, dalla suddetta compagnia, una tragedia del D’Annunzio (La fiaccola sotto il moggio) e diverse commedie,
in una delle quali il sottoscritto ha svolto la funzione di un violinista e mia
sorella, Maria Gianna nella parte di una bambina che ritrovava la sua mamma,
che chiuse l’intera recita dicendo: “Mamma,
tu sei la mia mamma? Mi hanno detto di chiamarti mamma…”. Relativamente alla nostra attività,
decidemmo di portare sulla scena la riduzione di una commedia di Moliere Le medècin lui malgrè. Arricchiva il
nostro “cast” Nino Saccà, il protagonista, che aveva una buona esperienza
teatrale. Aurelio Visalli si era rivelato brillante rammentatore. La commedia
che ricordo, in particolare, è quella che aveva per titolo Ci penso io, in cui si distinsero Nino Cavallaro e il brillante
Paolo Giordano. Chiudeva la commedia una farsa intitolata Fasolino Stortarellii, affidata alla capacità d’improvvisazione di
Ciccio Patti. Noi eravamo felici di far parte di un gruppo che aveva svolto una
sana attività culturale, al di là dei modesti successi raggiunti, ma,
soprattutto, eravamo sereni, non pensavamo ai piaceri, vizi e voluttà. Come
accade a tutte le vicende umane, il gruppo si sciolse. Nel nostro animo, è
rimasto il ricordo di un felice periodo dell’adolescenza, ricco di emozioni, che,
ancora oggi, a distanza di decenni, è accompagnato da dolce e serena
commozione.
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