TAORMINA
Il dialogo interreligioso oltre stereotipi e luoghi comuni
di Rachele Gerace
 Nel suggestivo monastero delle
Suore Francescane Missionarie di Maria, a Taormina, si è svolto il Convegno di Formazione professionale
per i Giornalisti “Raccontare il dialogo
interreligioso oltre stereotipi e luoghi comuni”, incentrato sul tema del
dialogo interreligioso. Il Convegno, organizzato dalla Sezione messinese dell’Unione Cattolica Stampa Italiana – UCSI in sinergia con l’Ordine dei Giornalisti, di Sicilia, ha visto partecipare un centinaio di giornalisti
provenienti dall’area etnea e dal messinese.
Qualificati gli interventi dei
relatori che, senza false ipocrisie e senso di autocelebrazione, hanno voluto,
attraverso il racconto delle esperienze nei propri ambiti religiosi e
culturali, mettere in evidenza l’importanza del dialogo come dimensione
interpersonale con un “tu” che rispettiamo nella sua unicità e diversità. Dopo i saluti iniziali di mons.
Carmelo Lupò, parroco di Taormina, che ha affermato quanto sia importante “fare ricerca della verità, sempre, senza
limitarsi a conversazioni spesso poco valide e inutili”, e quello di
Gisella Cicciò, in rappresentanza dell’Ordine
dei Giornalisti, di Sicilia, che ha
dato il benvenuto a tutti e letto il messaggio del vicepresidente nazionale
Santino Franchina, si sono susseguiti i sei interventi programmati.
Da mons. Tavilla, parroco di
Furci e direttore del periodico diocesano “La
Scintilla”, che ha sottolineato l’importanza del rispetto e della verità
alla base dell’esperienza giornalistica, ponendosi l’interrogativo “servire o
servirsi della comunicazione?”, a Padre Alessio Mandanikiota, pastore della Comunità ortodossa e parroco della
chiesa di San Nicolò dei Greci, a Messina, che, lungi dal “fare apologia della
sua esistenza da eremita”, ha voluto sottolineare l’importanza del dialogo tra
le varie culture, come ha fatto da sempre quella greca.
Di particolare impatto, è stato l’intervento
del responsabile della Comunità Islamica
Messinese, Mohamed Refaat, che ha denunciato l’abuso che, negli ultimi anni,
in Italia si è fatto del termine “integrazione” con riferimenti alla comunità
islamica, dissociandosi dalla violenza degli integralisti senza scrupoli ed
esprimendo vicinanza alla comunità cristiana presente in Iraq: “Falso – ha detto – è il presupposto che il musulmano, in quanto tale, costituisce un corpo
estraneo all’interno della nostra società; il modo più serio per affrontare la
questione della presenza islamica è, innanzitutto, quello di considerare il
rapporto con l’Islam dal punto di vista storico e culturale”.
Roberto Zuccotti, responsabile
regionale dell’Istituto “Soka Gakkai”, nato nel 1930 per la diffusione del
buddismo in Italia, ha affermato come da sempre questa corrente
religioso-culturale si sia associata al pacifismo, utilizzando il dialogo per
la risoluzione dei conflitti. Anche Suor Tarcisia Carnieletto, direttore dell’Ufficio
Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, ha dichiarato, fermamente,
che in Italia tutti i movimenti (politici, culturali, religiosi) hanno sempre
avuto difficoltà a diffondersi a causa della presenza di un forte
tradizionalismo. Ha parlato di quelle precomprensioni che avvolgono e soffocano
la comunicazione e dell’importanza della diversità come “possibilità di
arricchimento”. Ha poi fatto riferimento a Nostra
Aetate, un breve documento Conciliare del 1965, in cui la Chiesa invita a enunciare
le ragioni della propria fede senza lasciar spazio all’arroganza.
Infine, Crisostomo Lo Presti,
presidente Ucsi, di Messina, ha voluto raccontare la sua esperienza
personale di conversione espressa nell’ultimo Scritto, Il canto della rosa, in cui descrive, con tratti sospesi tra
umanità e misticismo, Colei (la Vergine) che per eccellenza ha accolto la
verità, il Verbo. Ne è seguito un interessante
dibattito moderato dalla ucsina Rachele Gerace, durante il quale, pur nella
diversità di espressione, è risuonato chiaro il concetto che dialogo
interreligioso non vuol dire appartenenza alla stessa religione o fede nello
stesso Dio, ma il rapportarsi con un fondamento ultimo e assoluto, vivendo in
una dimensione dialogica dove ogni essere umano è in armonia con se stesso e
con l’Universo. Scrive Raimon Panikkar nel suo Libro
L’incontro indispensabile. Dialogo delle
religioni: “Il dialogo interreligioso
è qualcosa di vitale (...) È un
processo continuo; il suo scopo non è arrivare alla completa unanimità o
mischiare tutte le religioni, ma piuttosto è comunicazione, simpatia, amore,
complementarità polare”.
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