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Emergenza Territoriale (118): Lettera Aperta al presidente della Regione Nello Musumeci e all’assessore Razza
di Redazione
 La
Giunta Regionale della Sicilia, con provvedimento n. 23 – 24889 del 22 giugno
1998, deliberava il numero di ambulanze di soccorso avanzato per ogni singola
azienda sanitaria locale sulla base di indicatori quali il numero di abitanti e
territorio di competenza. Alcuni correttivi quali: tempi di percorrenza,
orografia del territorio, vie di comunicazione, flussi turistici, distribuzione
dei presidi ospedalieri con DEA o Pronto soccorso venivano utilizzati per
situazioni contingenti. La definizione del fabbisogno di ambulanze
medicalizzate utilizzava il criterio basato sulla attribuzione di una ambulanza
avanzata ogni 60.000 abitanti e, comunque, per la copertura di un territorio
non superiore a 350 Kmq. Gli obiettivi che il Servizio di Emergenza
territoriale 118, in questo ventennio di attività, si è preposto sono stati
essenzialmente rappresentati dai seguenti punti:
-
sostenere il processo di miglioramento in corso coinvolgendo anche i
professionisti
-
ridurre efficacemente il livello di rischio, soprattutto nelle organizzazioni
maggiormente esposte
-
aumentare il numero degli standard in uso, ponendo l’attenzione su alcune
procedure ad alto rischio e sull’area Pronto Soccorso.
Pertanto,
nell’ambito della Medicina del Territorio, vista la progressiva riduzione che
si sta attuando nell’ottica dei tagli della spesa sanitaria, a discapito delle
Strutture ospedaliere. Il sistema di trasporto dei pazienti, sia all’interno
delle strutture ospedaliere che in maggior misura in ambito extraospedaliero,
rappresenta un elemento di fondamentale importanza nel processo assistenziale,
in ragione della tempestività degli interventi e dell’effettuazione in sicurezza
degli stessi, soprattutto nelle aree che sono rimaste sprovviste di reparti di
fondamentale importanza per la salute del cittadino. Facciamo, rapidamente, il
punto della situazione, cioè che ricaduta hanno avuto i tagli finora attuati
lasciando in vita solo le strutture “virtuose”.
A
Messina nell’ultimo ventennio, sono già stati chiusi: lo storico Plesso
ospedaliero “Regina Margherita”, e in via di chiusura è l’altrettanto storico “Cutroni
Zodda” di Barcellona P.G., che lentamente è stato privato di reparti cruciali,
l’Ospedale di Lipari è stato privato di reparti basilari quali l’ortopedia, la
cardiologia, di punto nascita, per cui a fronte di un ipotetico taglio dei
costi, essendo l’unica possibilità di centralizzare un paziente, anche la
frattura deve essere trasportata con mezzo su ala (elicottero 118: costo $ 124
al minuto) non essendovi servizi di trasferimento secondario attualmente messi
in atto, spesso per problemi logistici di mancata convenzione con gli aliscafi
e/o le navi di linea e non essendo attivo alcun servizio alternativo.
I
reparti di Emodinamica sono presenti spesso a centinaia di chilometri nel
contesto di una provincia e, così, anche quelli di endoscopia di urgenza o
chirurgia vascolare (attivi di notte solo a Messina a fronte di una provincia
estesa ed olograficamente complessa) traducendo un’emorragia digestiva da San
Fratello, da Sant’Agata di Militello, da Raccuja, da Santa Domenica Vittoria,
deve dirigersi al Policlinico di Messina o all’Ospedale Papardo. In atto il
Servizio 118 appare cruciale nella Collaborazione con le Aziende Ospedaliere
per la gestione diretta del Trasporto Secondario di Pazienti Critici. Pertanto,
solo una corretta conoscenza e un’attenta valutazione dei fattori di rischio ci
permette di comprendere la ricaduta di tale provvedimento. Facciamo un esempio,
ha tagliato i reparti “non virtuosi” a Lipari: punto nascita, ortopedia
cardiologia senza che si prevedesse un circuito di trasferimento del paziente critico,
ma quello che appare assurdo anche del codice verde ortopedico, quindi come si
è prevista la centralizzazione di questi pazienti? Non ne troviamo traccia
negli studi di settore, pertanto, la CO 118 di Messina non può certo
organizzare il trasporto con sistemi alternativi, mancando servizi come
idroambulanza o servizi di convenzione con le compagnie di navigazione
soprattutto per le isole minori o più di un’equipe di medici e infermieri
reperibili in ospedale che provvedano al trasferimento secondario, quindi, è
costretta a centralizzare il paziente con l’elicottero. Il 60% dei voli
secondari viene assorbito, pertanto, dall’Ospedale di Lipari, quindi, quanto
costa questo virtuosismo all’erario pubblico? 182 Euro al Minuto!!!!!!!!!!
Moltiplicato per….????
Il
trasporto secondario è un evento frequente che coinvolge la rete Ospedaliera e
può rappresentare per il paziente un periodo di potenziale instabilità clinica
in grado di aumentarne la morbilità. L’obiettivo fondamentale del trasporto di
un paziente critico, consiste nel mantenere un livello qualitativo di
assistenza pari a quello delle strutture di ricovero. Per raggiungere tale
obiettivo è fondamentale definire, organizzare e standardizzare tale attività
raggiungendo comportamenti omogenei, modulabili secondo il livello di necessità
con le competenze appropriate. Riuscire a raggiungere obiettivi
qualitativamente elevati in contesti clinici complessi, significa dare risalto
all’eccellenza sanitaria regionale. Le sempre più pressanti richieste da parte
delle aziende sanitarie e la linea di indirizzo, indicata nelle Linee Guida per
la revisione dei sistemi di Emergenza – Urgenza Sanitaria Regionali, relativa
alla gestione dei trasporti secondari da parte del Dipartimento Emergenza
Territoriale 118 evidenzia la necessità di accelerare la centralizzazione di
questa funzione.
Non
ultimo, già è stato sancito e previsto un drastico taglio nel bacino di
Messina, ben 13 sulle 27 ambulanze medicalizzate (MSA) della rete di Emergenza
Territoriale, che ha fortemente penalizzato la nostra Provincia soltanto tra
tutte quelle della Sicilia, voluta fortemente dal precedente assessore alla
Sanità Guicciardi in base allo studio dell’AGENAS, con pubblicazione nel Suppl.
ord. alla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (p. I) n. 15 del 14-4-2017
(n.13), dove è prevista la chiusura della maggior parte dei Punti di Emergenza
Territoriale, dislocati in zone cruciali del suo Territorio.Traducendo
in termini pratici, soltanto a Messina che assorbe circa 1/3 delle chiamate complessive
della Provincia non ci saranno più medici sulle ambulanze Papardo, Piemonte,
Policlinico, Mandalari/Giostra, dunque a fronte di 5 ambulanze medicalizzate
rimarrà solamente 1 medico. Così, pure Milazzo, Barcellona P.G., Taormina.
Ammesso pure che si preveda l’infermiere a bordo, attualmente nessuno di loro è
stato abilitato alla somministrazione di farmaci in urgenza. Secondo la
normativa in vigore in Italia il medico è l’unico professionista sanitario che
può prescrivere una terapia farmacologica dopo aver fatto una diagnosi medica. Nel
gennaio del 2016, il Consiglio dei ministri ha approvato, in via definitiva, il
decreto legislativo di recepimento della direttiva 2013/55/UE relativa al
riconoscimento delle qualifiche professionali.
Il
decreto introduce, in linea con la direttiva UE, alcune importanti novità come
la definizione delle competenze per gli infermieri. Ma non ci risulta che tale
percorso formativo sia ancora stato avviato. A tutt’oggi, shock anafilattici,
edemi polmonari acuti, patologie complesse che solo con una buona valutazione
diagnostica e una pronta strategia terapeutica possono salvare saranno abbandonati
alla buona sorte e a una tempra fisica del paziente che gli permetterà di
arrivare all’ospedale più vicino anche se non il più adeguato.Tanto
la Regione risparmia sugli ospedali, ma paga molto di più in termini di
trasporto con elisoccorso tramite il Sistema di Emergenza 118, quindi taglia
servizio di assistenza al cittadino e graviamo sugli ospedali e nei casi in cui
si determineranno sequele invalidanti nei pazienti che accedono senza un
sistema protetto ai reparti critici o ai centri HUB delle reti tempo-dipendenti
(Trauma, Stroke, Stemi/NSTE) pagherà l’invalidità civile i costi sociali, come
se li pagasse un’altra nazione e non sempre l’Italia. Qualsiasi buon capo
famiglia gestirebbe il flusso di denaro pubblico valutando costo/beneficio
nella sua globalità, mentre in atto abbiamo cassetti chiusi che conteggiano
ognuno il suo pezzetto e gridando EUREKA, ho trovato la ricetta magica del
risparmio assoluto del mio cassetto, tanto le spese le getto nel cassetto X che
dovrà trovare il suo sistema di risparmio facendo ricadere le spese sul
cassetto Y e, infine, tutte ricadranno sulle famiglie già oberate di tasse, con
un progressivo ed inesorabile smantellamento dello stato sociale, sanità
pensioni, assistenza ai disabili, assistenza alle famiglie bisognose in termini
di servizi, condannando peraltro pazienti che una diagnosi precoce avrebbe
salvato da sequele non emendabili, a una vita che nessuno di noi sceglierebbe.
Infine,
voglio chiedere al presidente della Regione, Nello Musumeci, e all’assessore
Razza: dove collocherete i 65 medici territoriali esodati, di cui ancora non ho
sentito parlare nessuno di voi? Il Servizio di Emergenza territoriale 118 ha
subito nel corso degli ultimi anni profonde innovazioni. Sebbene sia
considerata da molti una subspecialità, oggi possiamo al contrario affermare
che ci troviamo di fronte a una disciplina con propria identità e unicità di
professionisti dedicati a questo settore che, peraltro, hanno a proprio attivo,
come documentabile dai curricula, che essendo convenzionati nessuno chiede, una
formazione che ha seguito percorsi specifici, oltre alle specializzazioni,
dottorati da ciascuno di essi conseguiti antecedentemente, training e
retraining certificati o abilitanti all’esercizio di questa disciplina.
Gradiremmo che quest’attuale governance ci dica come ha previsto di utilizzare
gli esodati di tale servizio o se dirà che non servono più.
Giovanna Lucifora
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