domenica 18 novembre 2012
CENTRO DIURNO “CAMELOT” – MESSINA
EVENTO TEATRALE “CAMELOT, IL BUIO E LA LUCE”(VIDEO)
di Matteo Allone
 Si è svolto, nel salone Il Trionfo dei
Cavalieri del Centro Diurno del Modulo Dipartimentale Salute Mentale Messina
Nord, alla presenza di un pubblico entusiasta ed emozionato, la
rappresentazione teatrale “Camelot, il buio e la luce”. L’evento teatrale che
verrà replicato, vuole rappresentare un modo nuovo di confrontarsi con la
realtà, attraverso la maschera espressiva e multiforme del linguaggio teatrale,
che cela, nelle sue tante maschere,
ma, anche, rivela, quanto,
direttamente, sarebbe ancora troppo difficile e doloroso da esprimere.
Fortemente, voluta dagli operatori e
dagli utenti del Centro, che hanno fatto, del laboratorio teatrale, una
metafora della vita e delle sue difficoltà. Insieme ai docenti del CEFOP, si è
concretizzata un’esperienza che ha visto crescere, sempre più, il sentimento di
appartenenza ad un gruppo, il sentimento di responsabilità, l’impegno, la
voglia di proporsi ed esporsi. Gli attori: Francesco Aruta, Giovanni Pio
Caroppo, Enrico Catania, Letterio Restuccia, Domenico Sacco, Matilde Furone,
Bruno Claps, Francesco Rando, Marco Romeo, Massimiliano Sacco, Sergi Ignazio;
gli assistenti tecnici: Santino Annuario, Piera Mangano, Cettina Gitto,
Graziella Mavilia, Antonella Costa, Rosy Schiavo; il maestro del coro: Daniele
Retto; l’assistente alla regia: Elisa Tedesco, hanno dato vita ad uno
spettacolo unico, perché originale e costruito sulle esperienze ed i vissuti.
Dice Rosy Gangemi, che ha curato in
regime di volontariato l’allestimento, la costruzione teatrale e la regia: “Conosciamo tutti l’importanza del teatro
nella formazione culturale di ciascuno, ma, non sempre, ci soffermiamo a
considerare che questa forma d’arte costituisce, anche, lo strumento di
comunicazione più completo, fra gli esseri umani e, che, quindi, lo studio e l’esercizio
di quest’arte hanno un peso, determinante nella crescita emotiva, sociale e
relazionale delle persone che la praticano, indipendentemente, da eventuali
sbocchi professionali attoriali.
La
pratica teatrale è, per tutti, palestra dell’anima: lavoro sulla sfera
emozionale, viaggio all’interno della propria psiche, del proprio vissuto, alla
ricerca di sensazioni, emozioni, sentimenti stratificati sul fondo dell’anima,
da lasciar riaffiorare, per riappropriarsene e utilizzare a fini artistici,
espressivi, comunicativi, sulla scena, e non solo. La pratica teatrale, inoltre,
potenzia l’autostima, rafforza l’autocontrollo, facilita l’autoaffermazione,
favorisce la socializzazione, quindi, è, facilmente, intuibile come essa possa
assumere un ruolo, particolarmente, produttivo in ‘contesti speciali’. Fin dai
primi incontri con gli allievi, ho avuto la netta sensazione che la tipologia
del gruppo classe fosse, particolarmente, idonea all’attività che s’intendeva
svolgere. I corsisti, infatti, mostravano curiosità, interesse, sensibilità
intellettuale. In questo contesto, vivace e stimolante, è stato agevole
sviluppare un programma che includesse, oltre alle tecniche e ai consueti
esercizi di base (training autogeno, varie forme di respirazione, educazione
alla voce, etc.), anche, ‘qualcosa’ che esitasse non la consueta e abusata ‘recita
finale’, magari del solito autore più o meno noto, ma, piuttosto, ‘qualcosa’ di
meno prevedibile. Così, piano piano, giorno dopo giorno si è fatta strada, nel
gruppo allievi, l’esigenza di dire, di raccontare e di raccontarsi senza
ipocrisia, senza pudore, senza retorica, ma, soprattutto, di sottoporre all’attenzione
degli altri (il pubblico), argomenti duri, scabrosi, difficili, tabù antichi,
ma, ancora, attuali: il disagio mentale, le dipendenze, le diversità sono stati
questi i temi proposti dagli allievi, i quali hanno, anche, effettuato con
entusiasmo ricerche di testi, di immagini, di aforismi, di poesie, di canzoni,
sottoponendo, poi, al nostro vaglio, tutto questo materiale incandescente e
caustico al quale si è scelto di dare la forma di una sorta di happening, che
si effettua e vive in un breve spazio temporale e nel piccolo spazio fisico di
un ‘Mandala’, il cerchio simbolico della cultura tibetana, noi questa sera
rappresentiamo, anche, il cerchio magico in cui si svolge l’azione teatrale”.
Il direttore del Dipartimento di Salute
Mentale, dott. Antonino Ciraolo, ha espresso vivo compiacimento per questo
ulteriore passo realizzato da Camelot, nel suo incessante lavoro di
realizzazione di percorsi innovativi e strategici di inclusione attiva e di
cittadinanza del disagio psichico. “La
follia è, anche, creatività e genio. Attraverso le parole, le esperienze, gli
aforismi di chi ha vissuto sulla propria pelle la violenza e la possessione del
daimon, si è cercato, nel nostro laboratorio teatrale, di costruire una trama,
un racconto con risonanze profonde. Si è tessuta una rete fatta di invisibili
fili, unici, irripetibili, autentici, che cercano di raccontare l’essenza di
Camelot, tra luci ed ombre. Nell’alchemica incessante fatica di realizzare il
mandala dell’Armonia, dove unicità e totalità coesistono”(vedi il video).
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