PRESTITI
Crif, insensibile burocrazia
di Salvatore Anzà
 Tutti, o quasi,
almeno una volta nella vita abbiamo avuto la desolante sensazione di essere
come Sam Lowry, il protagonista del Film Brazil. Nel Capolavoro di Terry
Gilliam, il mondo vive un futuro dove la burocrazia, quella per intenderci di
tipo kafkiano, crea un sistema dispotico ed è spesso impietosa, soprattutto
verso chi non può difendersi. Molte di queste situazioni assurde, paradossali e
spesso angoscianti, i cittadini sono costretti a subirle nel momento in cui
entrano nel circolo “vizioso” del sistema creditizio italiano. Il “mostro”, con
il quale i cittadini si devono scontrare in battaglie, così impari, da uscirne
quasi sempre sconfitti, è un’Azienda che gestisce la banca dati più vasta di
centrali rischi ed è nota come Eurisc, o meglio Crif. Grazie ad essa, si può
avere accesso ai dati conservati, così da poter avere immediata contezza, dello
storico creditizio di un cliente. In questo modo, chi eroga il prestito può
vedere l’affidabilità del richiedente in materia di credito, verificando se in
passato ha fatto altri finanziamenti e con quale modalità li abbia pagati, sia
essa più o meno regolare. Per semplificare il più possibile, le richieste di
prestito sono conservate per 6 mesi, mentre un mancato finanziamento per almeno
30 giorni. Fin qui nulla di anomalo! Infatti, è giusto avere un sistema di
garanzia che tuteli da un lato gli istituti di credito e dall’altro i pagatori
sani. Il tutto si complica quando, invece, il consumatore si trova nella
condizione di aver pagato con ritardo 2 rate. Orbene, i suoi dati, in questo
caso, restano in centrale rischi per almeno 1 anno, a partire dalla data in cui
egli ha sanato il debito. I tempi si allungano a due anni nel caso di più di 2
rate pagate con ritardo, mentre si arriva a 36 mesi nei casi di stato
d’inadempienza, a partire dalla data di fine contratto. Il primo problema sorge
proprio dalla cattiva consuetudine che ha l’Istituto Finanziario, o anche la
Banca, nel segnalare, in automatico al Crif, chi ritarda nei pagamenti. Questa
superficialità, che non tiene conto delle innumerevoli variabili che possono
incidere su un paio di ritardi nei pagamenti, è stata stigmatizzata dal garante
per la Protezione dei Dati Personali, che ha indicato l’esatta procedura da
seguire. L’istituto finanziario, insieme al sollecito, deve avvisare
l’interessato dell’imminente registrazione dei suoi dati in uno o più sistemi
creditizi. Inoltre, questa comunicazione deve avvenire tramite raccomandata con
ricevuta di ritorno. Chiaramente, ciò non avviene quasi mai! Il secondo
problema nasce nel momento in cui la Crif deve cancellare i dati negativi.
Nella maggior parte dei casi, questa operazione non solo non viene effettuata,
ma sono gli stessi consumatori che devono, in prima persona, chiedere la
cancellazione, spesso ricorrendo all’autorità giudiziaria ordinaria o facendo
ricorso al garante. Insomma, come si evince, facilmente, le Banche e le
Finanziarie hanno, gioco-forza, uno strumento che gli permette con facilità di
selezionare la propria clientela, strumento che, allo stesso tempo però,
diventa per il semplice consumatore una spada di Damocle che lo perseguita
spesso per tutta la vita. Non si vuole qui demonizzare, a tutti i costi, un
sistema che dovrebbe creare semplificazione, ma lo si vorrebbe rendere meno
rigido, soprattutto verso quei consumatori che vengono classificati come
“cattivi pagatori” per qualche ritardo, a fronte degli enormi sacrifici che
ogni giorno affrontano da soli (o con famiglia a carico), per tirare avanti. È,
davvero, una vergogna! L’ennesima italiana.
|