STORIE DI UOMINI
Lorenzo Mandalari “Nemo profeta in patria”
di Matteo Allone
È sempre difficile, e
la storia lo insegna, essere profeti in patria. Le ragioni sono molteplici,
spesso, non nobili. Non si può, facilmente, riconoscere a qualcuno che ci vive
accanto, qualità che non possediamo. Non si può riconoscere che la capacità, la
volontà, il sacrificio, le idee, la passione, il desiderio del bene comune, la
solidarietà, siano autentici.Ci deve essere
dell’altro, del marcio. L’ombra che l’altro getterebbe su di noi sarebbe
insopportabile. Meglio, allora, osannare chi giunge da lontano, o chi da
lontano ritorna, anche, se vi sono delle eccezioni, che confermano la regola:
il grande Ulisse, tornato in Patria, non venne, subito, riconosciuto come
l’eroe vincitore della guerra di Troia e rischiò la morte, perché altri vili ed
inetti, i Proci, volevano prenderne il posto. Poi, vi sono quei pochi che
vengono riconosciuti nel loro valore post mortem. Altri nemmeno.
A tal proposito, mi
preme ricordare, alla memoria dei messinesi, un tal Lorenzo Mandalari, che, per
molti anni, è stato identificato non come “la persona”, ma come “il luogo”, il
“manicomio”, dove mandare chi si pensava avesse bisogno di non troppe amorevoli
cure. Lorenzo Mandalari è ancora adesso, per i più, solo un luogo, anzi una
sede, quella della Cittadella sanitaria dell’Azienda Sanitaria Provinciale, di
Messina, ove la statua silenziosa che lo rappresenta, osserva i tanti cittadini
che, fruiscono dei vari servizi.
Ma chi era, veramente,
Lorenzo Mandalari? Forse, lo descrivono meglio le parole da lui stesso
formulate nella prelazione al corso libero di Patologia mentale, dettato nella
Regia Università di Messina, nel 1989, quando nel donare alla città i terreni,
per la costruzione di un asilo per quegli infelici che ruppero nella pazzia,
così, si esprimeva: “Alla soluzione di
tanto solenne problema sono ben lieto, o signori, vada unito al mio povero nome
in questa nobile Provincia, la quale non può tollerare, più a lungo, la insufficiente
assistenza di tanti infelici, oggetto di vergogna e disonore, e cagione
continua di pericolo e di degradazione in una società sana. E non meno tristi
diventano le conseguenze di tale lacuna, eziandio, dal punto di vista,
strettamente, medico; per la mancanza d’un Asilo speciale, che con amorevole
sollecitudine li raccolga, i poveri malati di mente, solo dopo che diventano
intollerabili. Non dubito che tutte le provincie della Sicilia laveranno l’onta
della insufficiente assistenza dei mentecatti, e che anco Messina avrà la sua
Casa di Salute per pazzi.. ed io ne gioisco per la Patria, ne gioisco per voi,
o giovani carissimi, che troverete in un Asilo, di tal genere, una palestra per
i vostri studi clinici”.
Ha gioito troppo il
buon Mandalari! Si era dimenticato che “nemo è profeta in Patria”, e che la
riconoscenza ed il ricordo di tanta generosità avrebbe lasciato il posto alla
dimenticanza.Noi crediamo, invece,
che si possa e si debba essere profeti in patria, e mi riferisco ai tanti
giovani: competenti, generosi, determinati, autentici e ai tanti Ulisse che
devono poter credere di potersi spendere per la loro città e per il loro
futuro.
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