MARETERAPIA
Il Centro Diurno “Camelot” racconta la sua Mareterapia: tra voglia di libertà e necessità di inclusione sociale
di Valerio Villano Barbato
Dell’antico
regno di Artù, gli amici del Centro Diurno “Camelot” non hanno preso solo il
nome, ma anche lo spirito. Nel costante tentativo di recuperare, aggregare,
coinvolgere, ragazzi e ragazze più svantaggiati, ecco che rivivono le gesta
degli antichi cavalieri. Il dott. Matteo Allone, responsabile del modulo di
salute mentale del Centro, ci guida alla scoperta di una materia ai più
sconosciuta, quella della “Mareterapia”: un’esperienza che, da una base
ludico-ricreativa, si è evoluta nel corso di un decennio: “Grazie agli amici dell’‘Aquilone’, siamo partiti nel 2006 con l’ormai
mitico peschereccio San Giuseppe II. Portavamo i ragazzi a fare delle
escursioni in mare, a contatto con questo elemento dal forte valore simbolico”.
L’uscita in barca non era, tuttavia, solo un momento di relax e divertimento: “In quei momenti abbiamo aiutato i nostri
amici a comprendere l’importanza del lavoro di squadra, specialmente, in uno
spazio relativamente angusto come quello di un peschereccio. Inoltre, grazie
alle maestranze della ‘Lega Navale Italiana’, i ragazzi hanno potuto apprendere
alcune nozioni sulle correnti e sulle maree che governano il nostro Stretto”.
Scesi
“a terra” e abbandonato il San Giuseppe, a causa delle ingenti spese di
manutenzione da sostenere, gli ospiti del Centro hanno iniziato a vivere il
mare come un qualcosa di mistico, un’esperienza catartica, come ci racconta
Santo, un giovanottone solare e pronto alla battuta: “Per me l’acqua è qualcosa di sano, pulito, purificante. Entrare in mare
è una terapia che vale più di mille farmaci. Quando so che devo andare a fare
il bagno comincio a entrare in uno stato quasi di ansia, perché non vedo l’ora
di vedere l’acqua, di toccarla. Ho bisogno del contatto con questo elemento per
liberarmi delle mie negatività”. Sulla stessa lunghezza d’onda, l’amico
Marco: “Provo un senso di libertà una
volta entrato in acqua. Per un siciliano credo sia impossibile la vita senza il
mare. Non ci sono barriere, una volta in mare, esso è un elemento che unisce,
come nel caso dei pescatori dell’una o dell’altra sponda dello Stretto, che si
passano un po’ di pesce quando la nottata non ha portato frutto”. Catarsi,
purificazione, integrazione: passare un’ora con questi ragazzi è come tornare
indietro sui banchi di scuola, imparare di nuovo parole e concetti messi da
parte in un angolo di cuore. Entrare a “Camelot” significa trovare una voglia d’inclusione,
un forte grido di presenza. E quale posto migliore per urlare se non l’infinito
del mare? Questa forse è la vera potenza della Mareterapia, una medicina
dell’anima prima ancora che del corpo.
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