DIRITTI
Il Tribunale dei diritti dei disabili
di Olga Cancellieri
 Il dettato
costituzionale, all’art. 3, afferma: “Tutti
i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge […] È compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che
limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e impediscono il
pieno sviluppo della persona umana”. Ma bisogna chiedersi se sia veramente
così. Più di 50 milioni di europei – oltre il 10% della popolazione – hanno una
disabilità: per loro, faccende quotidiane come andare all’ufficio postale o dal
droghiere possono essere problematiche. Pur notando che la sensibilità generale
è aumentata rispetto al passato, i disabili continuano a incontrare notevoli
ostacoli: nel mondo del lavoro, a scuola, nella ricerca di una casa, facendoli
sentire spesso discriminati. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
europea vieta qualsiasi discriminazione basata sulla disabilità. Riconosce,
inoltre, il diritto delle persone con disabilità all’autonomia, all’inclusione
sociale e professionale e alla partecipazione alla vita della comunità. Il
problema dell’handicap costituisce oggi uno dei temi più discussi soprattutto
in una società complessa come la nostra, che da un lato propaganda modelli
estetici al limite della perfezione, unita ad un’elevata competitività promossa
da immagini vincenti nel mondo del lavoro e dello sport; dall’altro dichiara di
volersi attivare per l’integrazione di coloro che si trovano a vivere in un
ambiente che non corrisponde, se non in minima parte alle loro esigenze. Sul
fronte dell’handicap sono impegnati da circa vent’anni vari soggetti
istituzionali: enti locali, scuola, centri sociali, mondo del volontariato
sociale, semplici cittadini. Ma le persone disabili devono avere accesso ai
beni, ai servizi e ai dispositivi di assistenza. Inoltre, deve essere
assicurato loro, su una base di uguaglianza con gli altri, l’accesso ai
trasporti, alle strutture, alle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione. Molte persone hanno esigenze di accesso, a prescindere se dovute
o meno a una disabilità come ad esempio, le persone più anziane, meno mobili o
quelle con ausili per la deambulazione. Eliminare gli ostacoli alla mobilità
delle persone disabili, in qualità di individui, consumatori, studenti, attori
economici e politici, è solo il primo passo da percorrere per parlare di
integrazione; Il nostro Paese, sull’onda di quanto tracciato dall’Unione
Europea, ha posto in essere solo alcuni interventi, ma ancora troppi sono
rimasti sulla carta e le azioni per la promozione ed integrazione dei
diversamente abili sono ancora troppo poche per poter parlare di concreta e
reale uguaglianza di tutti i cittadini. Un segnale importante in tal senso è
dato dal TRIBUNALE DEI DIRITTI DEI
DISABILI, unico nel suo genere, è nato nel 1999 per volontà di “Anffas Onlus” e della Nazionale italiana
Magistrati, persegue lo scopo di fornire un aiuto concreto di natura
giurisprudenziale alle persone con disabilità ed alle loro famiglie. Il
Tribunale è divenuto negli anni una realtà tangibile, un appuntamento importante
ed atteso, che dà un contributo autorevole e concreto affinché, anche per le
persone con disabilità, l’uguaglianza dei diritti e la pari dignità sociale
siano condizioni pienamente raggiunte e non meri dettami legislativi. Il
Tribunale affronta, attraverso pubblici dibattimenti che si svolgono sul
modello di quelli reali, situazioni effettivamente accadute in cui sono stati
violati i diritti delle persone con disabilità e la loro dignità sociale. Oltre
ai casi affrontati pubblicamente durante le sessioni, scelti tra i più
significativi, la segreteria giuridica del Tribunale esamina ogni anno
centinaia di altre situazioni particolari, svolgendo un lavoro costante e
quotidiano di consulenza tecnica.
|