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 martedì 13 febbraio 2018

MAGNIFICAT

Maria di Nazaret tra umano e divino

di Giuseppe Rando


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In questi giorni stracolmi d’impegni e finanche di dissipazione intellettuale, mi capita di estasiarmi e/o alienarmi riascoltando Bach o rileggendo Rilke o lasciando che la mente vaghi sulle orme del sacro. È questa – presumo – una sorta di compensazione all’insopportabile scadimento cui mi costringono i tempi, i luoghi e certe persone. E, però, in una di queste divagazioni compensative, mi sono tornate in mente, all’improvviso, sulla scorta di una bella nota religiosa del poeta Orazio Nastasi, alcune idee su Maria di Nazaret, madre di Gesù, che avevo espresso in una riunione qualche anno fa e che, preso da mille incombenze, avevo lasciato che finissero fra le cose dimenticate. In sintesi, tolto lo stupendo Magnificat (su cui tornerò più avanti), Maria parla pochissimo nei vangeli canonici: solo tre volte ci è dato di leggere/sentire le sue parole, stando almeno alla veloce indagine testuale che ho fatto l’anno scorso: 1) nell’occasione luminosa dell’evento soprannaturale dell’Annunciazione (Luca 1, 26–38); 2) nel caso del singolare smarrimento di Gesù dodicenne a Gerusalemme (Luca 2, 41-52) e 3), nel corso delle famose nozze di Cana (Giovanni 2, 1-11). Ebbene, in tutti e tre i casi, Maria non appare affatto nell’atteggiamento remissivo, rassegnato e dolente che è divenuto iconico nella credenza popolare, ma si rivela – all’opposto – una persona responsabile, libera, attiva, razionale, nonché un’affettuosa, solerte protettrice degli uomini. Vediamo.

Nell’Annunciazione, colpisce il fatto che Maria non si pieghi subito al volere di Dio, espresso dall’angelo, ma chieda espressamente:Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Solo dopo che l’angelo Gabriele le avrà spiegato come avverrà il miracolo e avrà ricordato il fatto concreto della gravidanza di Elisabetta, sterile e già vecchia, ad opera di Dio, Maria, razionalmente convinta, accetterà volentieri il volere di Dio: “Ecco l’ancella del Signore, mi accada secondo la tua parola”. Negli altri due episodi, Maria appare: a) come una madre, umanissima, e sollecita che si preoccupa per il figlio (“Figlio, perché ci hai fatto una cosa come questa? Ecco, tuo padre ed io ti cercavamo angosciati”.) richiamandolo amorevolmente alla sua dimensione (umana) di figlio che non può ignorare i “diritti” (umani) dei suoi genitori; b) come una madre sensibilissima che si preoccupa per le esigenze “umane” dei commensali: “Non hanno più vino”), a tal punto di condizionare-piegare la volontà divina del figlio. La conclusione che mi pare di poter trarre da questi scarni riferimenti è che Maria, nei vangeli, appare come una risoluta, sublime campionessa di umanità: donna piena di grazia e di fede in Dio, certamente, ma anche creatura vigile e razionale, nonché madre affettuosa che ricorda al figlio-Dio le esigenze giuste e, sia pure, i limiti degli uomini. Come se volesse rendere più umano il divino. Prima intermediaria, a ogni modo, tra Dio-Gesù e gli uomini.

Il grandioso Magnificat, su cui si è stratificata – nello scorrere dei secoli – una sterminata letteratura critica e filologica, è presumibile abbia subito, secondo la normale prassi biblica, assestamenti e ritocchi testuali, nel passaggio dalla oralità dei primi testimoni alla codificazione scritta di Luca I, 46-55, ma non c’è ragione di dubitare della sua autenticità di testo neotestamentario attribuito a Maria o di Maria stessa secondo alcuni mariologi. Sotto il velo limpidissimo dei versi che veicolano una religiosità autentica con effetti altamente poetici (“L’anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”), si rivelano chiaramente due aspetti della personalità dell’autore (Maria o un anonimo o Luca), degni della massima considerazione: I) la sua strabiliante conoscenza (a memoria!) del Vecchio Testamento, che dovette essere patrimonio comune dei figli d’Israele (il verso 48 rimanda a Salmi 112, 7 e 124,3; il verso 50 a Salmi 102, 13, 17; il verso 51 a Samuele 22, 28 e a Salmi 88, 11; 117,16; il verso 52 a Giobbe 5, 11; 12, 19 e a Salmi 146, 6; i versi 54 ss., a Genesi 17, 7; 18, 18; 22, 17 ss.; a Michea 7, 20 e a Salmi 17, 15); II) il suo spirito meravigliosamente profetico: a nessuno sfugge che le sue parole, raccolte nei versi 50-54, anticipano, infatti, le beatitudini del discorso della montagna. Maria donna (dotata di personalità-libertà e lume di ragione). Maria figlia. Maria sposa. Maria madre. Maria figlia-madre. Maria intermediaria tra Dio e gli uomini. Maria animata da spirito profetico. Quanto dire: Maria vertice della natura umana.

L’autore

Professore ordinario di Letteratura Italiana, Giuseppe Rando ha insegnato a lungo all’Università di Messina e insegna attualmente all’Università per Stranieri di Reggio Calabria. Studioso di chiara fama ha pubblicato numerosi volumi e saggi, impegnandosi sui ‘grandi’ della Letteratura Italiana e – da Ariosto, a Manzoni, Verga, Pirandello, Deledda – senza trascurare minori di talento, da Boner, ad Alvaro, Spaziani Cesareo. All’impegno di studioso, ha unito un’intensa vita di relazioni (nazionali e internazionali), che lo ha condotto alla direzione di importanti riviste e collane, alla partecipazione ad Accademie prestigio, e a una brillante attività di animatore culturale. Fervente cattolico, in occasione della ricorrenza della Santa Vergine di Lourdes, ha voluto donare queste pagine ai lettori di “FiloDirettoNews”.


 


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