AULA MAGNA RETTORATO
Messina. In Ateneo un viaggio all’interno del Mediterraneo
di Redazione
L’Aula
Magna del Rettorato ha ospitato la tavola rotonda intitolata “Dentro il
Mediterraneo”. All’incontro, hanno preso parte i proff. Roberto Montanini - delegato
Rapporti con il territorio, Filippo Grasso - delegato Iniziative Scientifiche
nel settore del turismo, Giuseppa Filippello - delegato all’Orientamento,
Concetta Gugliandolo - rappresentante Unime presso il CoNISMa, e Girolamo Lo
Verso - autore del libro “Mediterraneo dentro”, di cui si è discusso a margine
dell’evento. Le relazioni dell’iniziativa sono state realizzate dalla prof.ssa
Nancy Spanò - delegato Iniziative scientifiche a tutela dell’ambiente e del
patrimonio marino, e dal dott. Michele Iaria - Training manager Raid
Italia-Egitto. La tavola rotonda ha rappresentato un’occasione per analizzare
le caratteristiche di un mare che è stata la culla della civiltà occidentale ed
è, ancora oggi, datore di doni quali la biodiversità di specie – che ne fanno
uno tra i più importanti ecosistemi al mondo – i relitti moderni e antichi e le
ricchezze storiche.
“Siamo tutti concordi – ha esordito il prof.
Montanini – nell’affermare la bellezza
del nostro mare che, per un’Isola,
rappresenta una fonte di vita ed anche una risorsa da curare ancor meglio di
come avviene al giorno d’oggi. Il
Mediterraneo è stato il crocevia principale di popoli antichi e adesso è, purtroppo, testimone delle stragi di
migranti. Ma i suoi fondali celano anche immense bellezze ed opportunità”. “Quando penso al mar Mediterraneo – ha detto il prof. Grasso – il mio pensiero va a due temi molto importanti, per i quali l’Ateneo
si sta prodigando con confronti e studi, ovvero, la tutela delle coste e la qualità di vita di coloro che abitano le fasce
costiere”. “Il Consorzio Nazionale
Interuniversitario Scienze del Mare, che
ingloba al suo interno ben 35 Università, affronta le sfide del panorama marino – ha commentato la
prof.ssa Gugliandolo – cercando di
intercettare fondi e finanziamenti, effettuando le sue funzioni senza
dimenticare l’importanza della sostenibilità ambientale”.
“La mia presenza qui, oggi – ha
raccontato la prof.ssa Filippello – è
giustificata dal legame tra l’ambiente
in cui si vive e lo sviluppo psicologico e cognitivo degli individui. È stato
dimostrato, difatti, che l’ambiente
fisico in cui viviamo influenza le nostre conoscenze e abilità, attribuendoci
canoni specifici”. “Il Mediterraneo è considerato il prototipo
di molti altri mari – ha dichiarato la prof.ssa Spanò – e la sua particolare idrologia contribuisce
a far confluire nelle sue acque una gran varietà di specie. Lo Stretto di Messina,
che ci riguarda molto da vicino, grazie alle sue correnti è caratterizzato da una elevatissima
biodiversità e da una attività tettonica pressoché costante. Vi è la Sella di San Nicola, così definita dai
pescatori, profonda oltre 70 metri che contribuisce alla risalita di sostanze organiche importanti per gli
organismi marini. Tutte queste caratteristiche fanno sì che lo Stretto di
Messina sia un Sito di Interesse Comunitario (SIC) oltre che una Riserva
naturale e ambientale. Al suo
interno, l’Università di Messina ha compiuto numerosi studi, riscontrando che
anche i numerosi relitti rinvenuti nei
fondali sono dei veri e propri centri di biodiversità. Le forti correnti rendono complicate le indagini
scientifiche a causa della necessità di affrontare immersioni di brevi durata. Nonostante questo è stato
possibile osservare il vasto habitat locale, contraddistinto tra gli altri, anche da coralli e squali
come ad esempio il Six Gill Shark, che da ben 900 metri di profondità può risalire sino a 35 metri per
cibarsi. Il CdL Magistrale in Biologia ed Ecologia dell’Ambiente Marino e costiero è uno dei pochi corsi al mondo dedicato
allo studio del mare e vanta collaborazioni
con altri Atenei e Centri oceanografici, come quello di Valencia che ha assunto
tre nostri ex studenti dopo la Laurea”.
“Come ha detto la prof.ssa Spanò – ha
concluso il dott. Iaria – numerosi
relitti affollano i fondali del nostro
mare. Su 3 milioni nel mondo, ben 2.500 sono nel Mediterraneo. Oltre a
rivestire un interesse biologico-ambientale,
grazie al fatto di essere centri di biodiversità, i relitti godono anche di
interesse storico-archeologico, perché al loro interno vengono rinvenuti spesso
vasi in terracotta spagnoli e non
solo o altre ricchezze in grado di far ricostruire rotte commerciali di circa
1600 anni fa e oltre. L’Isola di
Malta e l’Università di Varsavia puntano fortemente anche sull’interesse dimostrato dal turismo subacqueo, aumentato
in questi anni, che potrà evolvere in futuro anche nel turismo classico aprendo alle visite del pubblico i relitti riportati
alla luce. Si tratta di un esempio virtuoso,
da prendere a modello per i prossimi anni”.
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