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 giovedì 13 dicembre 2018

SERVIZI SANITARI

Rapporto Pit Salute. Costi, liste d’attesa e problemi della sanità territoriale. Cittadinanzattiva: “Via il superticket”

di Redazione


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Sempre di più le segnalazioni di cittadini che denunciano di non poter accedere ai servizi sanitari: nel 2017, si tratta di oltre un cittadino su tre (37,3%, il 6% in più rispetto all’anno precedente) fra quelli che si sono rivolti a Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Le liste di attesa, soprattutto per esami diagnostici come mammografie, risonanze e tac, e i costi a carico dei cittadini, in particolar modo per ticket, farmaci e prestazioni in intramoenia, restano le note dolenti per curarsi nel nostro Paese. Si attendono in media 15 mesi per una cataratta, 13 mesi per una mammografia, 12 mesi per una risonanza magnetica, 10 per una Tac e per una protesi d’anca, 9 mesi per un ecodoppler e 7 per una protesi al ginocchio. E se i costi dei ticket per esami diagnostici e visite restano la prima voce di spesa segnalata dai cittadini, crescono anche quelli per i farmaci e per le prestazioni in intramoenia. In aumento anche le problematiche relative all’assistenza territoriale, in particolare, per quella di base erogata da medici di famiglia e pediatri. Diminuiscono, invece, le segnalazioni di presunti errori medici e i disagi legati al riconoscimento dell’invalidità civile e dell’handicap”.

È questa la fotografia della sanità italiana scattata dai cittadini nel XXI Rapporto PIT Salute, dal titolo “Tra attese e costi, il futuro della salute in gioco”, presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il sostegno non condizionante di FNOPI, FNOMCeO e FOFI. Le informazioni presentate in questo Rapporto fanno riferimento all’analisi di 20.163 contatti gestiti, fra gennaio e dicembre 2017, dal PiT Salute della sede nazionale, dalle sedi del Tribunale per i diritti del malato presenti sul territorio nazionale e dai servizi PiT Salute locali. “L’equilibrio economico consolidato dal Servizio Sanitario Nazionale e le difficoltà che ci segnalano i cittadini indicano chiaramente che la traiettoria delle politiche sanitarie pubbliche deve essere quella di garantire maggiore accessibilità ai servizi sanitari, riducendo tempi di attesa e costi legati, soprattutto, a livelli di ticket ampiamente superiori al costo di alcune prestazioni svolte in regime privato. Per questo, chiediamo che Governo e Parlamento approvino con questa Legge di Bilancio l’abrogazione del Superticket, un balzello che ostacola l’accesso alle cure e che incide negativamente sui redditi delle famiglie e sulle casse del SSN.

Contemporaneamente, chiediamo l’immediata approvazione del nuovo Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa 2018-2020 trasmesso dal Ministero della Salute alla Conferenza delle Regioni. Inoltre, è prioritario dare finalmente risposte alle fragilità attuando in tutte le Regioni il Piano Nazionale della Cronicità approvato ormai due anni fa, ma recepito solo da sette Regioni. Le disuguaglianze che attraversano il SSN devono essere contrastate. Invece, purtroppo, le proposte di autonomia differenziata avanzate da alcune Regioni, e che ora si trovano sul tavolo del Governo, vanno nella direzione esattamente opposta e rischiano, a quarant’anni dall’Istituzione del SSN, di mandare in soffitta i suoi principi fondanti come quelli della solidarietà e dell’equità”, ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di CittadinanzAttiva.

Costi a carico dei cittadini: in aumento quelli per farmaci e prestazioni in intramoenia

Il peso economico dei ticket resta la prima voce in questo ambito. Crescono quelle relative al costo dei farmaci e delle prestazioni in intramoenia (rispettivamente del +4,4% e del +1,6%). L’accesso alle visite e agli esami e il costo dei farmaci restano, dunque, per molti cittadini ancora un problema di natura economica, soprattutto per chi non ha facilitazioni quali esenzioni per reddito (come nel caso degli inoccupati) o per patologia (perché non riconosciuta, formalmente, o durante il percorso di accertamento della diagnosi).

Crescono le liste di attesa, soprattutto per interventi chirurgici e per chemio e radioterapia

In aumento, le segnalazioni di lunghi tempi di attesa: a denunciarle oltre la metà dei cittadini (56% nel 2017, era il 54% nel 2016). Si attende, soprattutto, per le visite specialistiche (39%) e per gli interventi di chirurgia (30%); seguono le liste di attesa per gli esami diagnostici (20,8%) e, infine, anche per la chemio e radioterapia che arrivano al 10% e fanno registrare un aumento del 100% rispetto all’anno precedente.


 


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