PATOLOGIE
Tumore al testicolo: Un solo ciclo di cure non fa perdere la fertilità
di Redazione
Uno studio pubblicato dalla rivista “Annals
of Oncology” regala speranza agli ammalati di tumore al testicolo. Sulla base
dei risultati della ricerca guidata dall’oncologa svedese Kristina Weibring un
solo ciclo di cure post operatorie non annulla la fertilità. Una notizia per i
quasi tremila italiani che ogni anno sono colpiti da tumore al testicolo, tanto
per le possibilità di guarigione come per la qualità della vita che li aspetta.
Ne abbiamo parlato con il dottor Luciano Negri, andrologo del Fertility Center
di Humanitas.
Effetti di uno o più
cicli
Il fatto che la chemioterapia
postoperatoria, se limitata a un ciclo, non impatti in maniera significativa
sulla quantità degli spermatozoi prodotti dall’unica ghiandola rimasta, assume
importanza perché del tumore in questione (il più diffuso al di sotto dei 40
anni) ci si ammala quasi sempre in giovane età. E questo significa dare a un
uomo in cura la possibilità di pensare di avere figli, una volta completate le
cure, in maniera naturale, senza l’obbligo di ricorrere al seme prelevato e
conservato in un’apposita banca prima dell’inizio delle cure. Prima degli esiti
di questo studio il parere della comunità scientifica sul singolo ciclo di cure
non era unanime. Mentre è, infatti, opinione condivisa che più cicli di chemio
o radioterapia, una volta asportato un testicolo, possano compromettere in modo
irrimediabile la fertilità, non ci sono, al momento, conclusioni definitive per
chi si è sottoposto a un unico ciclo di terapia, sia questa farmacologica o
radiante. Il ciclo unico è un accorgimento adottato per quei pazienti con una
malattia localizzata alla ghiandola e già asportata chirurgicamente per ridurre
il rischio di un’eventuale recidiva. In questo modo, si riesce a ridurre l’impatto
della terapia farmacologica, cercando nel contempo di minimizzare l’eventualità
di una ripresa della malattia. Ciò che non era chiaro, finora, era quale
impatto questa scelta potesse avere sulla fertilità del paziente.
Risultati rassicuranti
Ai pazienti, lo studio ha fornito
indicazioni rassicuranti. “Indipendentemente
dal trattamento somministrato,
abbiamo verificato che la scelta di sottoporre o meno un paziente alla
chemioterapia non determina ricadute
sulla conta spermatica totale e la concentrazione degli spermatozoi” – ha
dichiarato Weibring. Alla ricerca, hanno preso parte 182 uomini di età compresa
fra i 18 e i 50 anni sottoposti ad asportazione chirurgica del testicolo e
curati con la chemioterapia o con radioterapia e senza ulteriori trattamenti
post-operatori. I ricercatori hanno prelevato il loro liquido seminale subito
dopo l’intervento e, a seguire, sei mesi, uno, due, tre e cinque anni dopo. I
risultati hanno dimostrato che la qualità dello sperma è rimasta nel tempo
inalterata e questo indipendentemente dalla strategia terapeutica adottata.
Serviranno ulteriori riscontri, perché si tratta in ogni caso di evidenze
preliminari; evidenze che, per adesso, non scalfiscono quella che è la prassi
nella pratica clinica: la conservazione del seme in una biobanca, cui ricorrere
nel caso in cui il paziente non dovesse riuscire ad avere naturalmente un
figlio con la propria compagna. (Humanitas)
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