SOPRINTENDENZA DEL MARE – BCSICILIA
Rivenuta la campana di un antico vascello del XVI secolo affondato nelle acque di Agrigento
di Redazione
Durante
una esplorazione davanti la spiaggia di San Leone nel mare di Agrigento,
subacquei della Soprintendenza e volontari di BCsicilia hanno recuperato la
campana di un antico vascello del XVI secolo. Il team subacqueo era composto da
Stefano Vinciguerra, della Soprintendenza del Mare, Luigi Bisulca, della
Soprintendenza di Agrigento, e Salvatore Ferrara, dell’Associazione “BCsicilia”.
Fondamentale per la riuscita dell’operazione è stato il supporto logistico
della Lega Navale di Agrigento – Porto Empedocle con la presenza di Mimmo
Argento.L’interessante
ritrovamento è stato effettuato grazie a un’ottima visibilità del mare, evento
molto raro considerato il fondale fangoso dell’area. La campana è stata
individuata a circa 15 metri di profondità, vicino a uno dei cannoni del
vascello del 1500, armato con pezzi da artiglieria, che trasportava zolfo. Ottenuta
telefonicamente l’autorizzazione al recupero, i sub si sono immersi nuovamente
e, geoposizionato il reperto, hanno proceduto a video-fotografare le operazioni
e a trasportarlo a bordo della barca di appoggio. Il prezioso oggetto rinvenuto
è stato, successivamente, trasferito al Roosevelt, il Centro operativo delle
Soprintendenza del Mare, e preso in consegna dall’archeologa Antonella Testa.
Il
soprintendente del mare pro tempore, Stefano Biondo, ha predisposto un
immediato intervento di pulitura della campana per verificare se, eventualmente,
è inciso il nome della nave e il periodo, notizie che aprirebbero interessanti
scenari nella individuazione dell’antico vascello che giace da circa cinque
secoli nei fondali davanti Agrigento. Per l’archeologo Sebastiano Tusa, assessore
regionale ai Beni Culturali e I.S., e già soprintendente del mare: “Il ritrovamento di oggetti inerenti un relitto è sempre un’emozione e un’occasione
per approfondire le caratteristiche dell’imbarcazione e la sua storia. Ma
attraverso i reperti che si recuperano ‘sentiamo’ anche la storia degli uomini
che vissero quella tragedia. Trovare la campana di una nave affondata è, certamente, l’emozione più grande, poiché, immediatamente,
giunge alle nostre orecchie il suo suono che avvertiva della tragedia in corso ponendoci sempre più intimamente
vicini agli uomini che ne furono
vittime”.
Per
Alfonso Lo Cascio, presidente regionale di “BCsicilia”: “L’interessante rinvenimento, opera della Soprintendenza del Mare e dei
sub di ‘BCsicilia’ nelle acque di Agrigento, dimostra ancora una volta l’importanza
della collaborazione tra istituzioni pubbliche e associazioni di volontariato.
Intese che possono raggiungere risultati
eccezionali e aprire scenari impensabili nel recupero della grande ricchezza che ospita ancora il mare
che circonda l’Isola e nella valorizzazione della nostra memoria storica, ponendo la Sicilia come
originale modello di condivisione innovativo che può diventare un punto di riferimento per altri paesi rivieraschi”.
L’utilizzo
delle campane a bordo delle navi risale ai tempi delle imbarcazioni a vela.
Appesa sul castello serviva a battere il tempo, avvisava l’equipaggio del
cambio dei turni di guardia, veniva utilizzata come allarme generale o
segnalava un incendio a bordo e, a colpi lenti e cadenzati, durante la nebbia
avvertiva della presenza per la nave all’ancora. Nella vita quotidiana, a bordo
della nave la campana scandiva i vari momenti e le attività: veniva usata per
avvertire l’equipaggio del momento dei pasti, dava la sveglia ecc. Con il
passare del tempo, le campane furono sostituite dai fischi e trombe.
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