Ogni anno, inesorabile come una
sentenza inappellabile, siamo costretti a pagare una delle tante tasse che
pesano sul reddito sempre più esiguo degli italiani. Un fastidioso balzello,
oltre che inutile, e anche, a dir poco, “anacronistico”. Sto parlando proprio
del canone RAI.
Dalla sua creazione, il canone
sulla tv ha avuto una storia ammantata di un fascino oscuro secondo il quale è
impossibile non pagarlo o disfarsi di esso. Girano su internet storie
fantasmagoriche di sceriffi assoldati dalla RAI che entrerebbero di forza nelle
case sventolando un mandato del giudice per controllare se c’è un televisore, e
cose del genere.
Neppure la politica ha mai preso
una posizione netta nei confronti di questa tassa obsoleta. Chi governa invita
i cittadini a pagare il canone, mentre quando siedono all’opposizione invitano
a non pagarlo. Tutto ciò crea solo confusione ed apprensione nei cittadini. Per
questo, proveremo ad aiutarli con qualche consiglio.
Per quanto il nome faccia pensare
a un abbonamento ai canali Rai, il canone non è altro che un’imposta sul
possesso del televisore stabilita da una legge del 1938 mai abolita o
riformata.
Perciò, anche se sembra
impossibile scamparla, in realtà esistono almeno due possibilità per evitare di
pagare: il primo è, chiaramente, quello in cui si può dimostrare di non avere
televisori, anche con eventuali ricevute di vendita o portandolo in discarica o
denunciandone il furto.
In secondo luogo, possiamo
chiederne il “suggellamento”. Per far ciò sarà sufficiente impegnarsi a non
utilizzare il televisore versando 5,16 euro attraverso un vaglia postale
intestato a “Agenzia delle Entrate – Ufficio Torino 1 – Sat Sportello
abbonamenti TV – Casella Postale 22 – 10121 Torino” e specificare sulla causale
la volontà di far suggellare la tv e il numero dell’abbonamento.
Allo stesso tempo, è necessario
inviare una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno in cui si fa la stessa
richiesta.
A questo punto, l’utente non è
più tenuto al pagamento del canone e, teoricamente, dovrebbe avvenire il “suggellamento”
del televisore da parte dell’Ufficio tecnico erariale, al quale è stata passata
la pratica.
La procedura per il suggellamento
è sempre la stessa, sin dal 1938: dovrebbero presentarsi due funzionari con un
sacco di juta per avvolgere il televisore, chiuderlo con un filo di ferro
munito all’estremità di un piombino timbrato, redigere un verbale in tre copie,
compilare un registro, eccetera. Risultato? Non viene nessuno. Ci sono utenti
che hanno fatto domanda di suggellamento da oltre dieci anni e continuano a
guardare la televisione gratis, anche perché l’erario incassa una piccola parte
del canone e non ha interesse all’operazione di suggellamento, che verrebbe a
costare molto di più.
Pensate che gli ultimi
suggellamenti risalgono a non meno di trenta anni fa. Perciò niente paura e se
facciamo attenzione e seguiamo alla lettera le giuste procedure possiamo non
pagare più questa insopportabile tassa perché come dice Mauro Dech: “il canone Rai è la tassa più evasa dagli
italiani. La considerano un doppione della tassa sulla spazzatura”.