MESSINA
Presentato il libro di Giuseppe Ruggeri “L’Ovale Perfetto”
di Domenica Timpano
 Un interessante e gradevole
dialogo tra il dott. Matteo Allone, direttore del Centro Diurno “Camelot”, e l’Autore,
dott. Giuseppe Ruggeri, dirigente medico dell’Asp 5, ha caratterizzato la Presentazione del libro “L’Ovale
perfetto”, nel salone dei Cavalieri del Centro Diurno, sito nella Cittadella
Sanitaria del Mandalari, alla presenza di un numeroso pubblico e dei ragazzi
utenti del Centro. Il delitto “perfetto” di Marta
Russo, la studentessa raggiunta da un proiettile mentre percorreva un vialetto
all’interno della Città Universitaria “La Sapienza” di Roma, a tutt’oggi senza
colpevoli, avvenuto il 9 maggio 1997, ha fornito lo spunto allo scrittore per
dare vita a un romanzo giallo che prende avvio ed ispirazione da quell’evento
tragico per poi proporre un’analisi della società e inoltrarsi nei meandri
della psiche agitata da sentimenti contraddittori che rendono inquietudine all’animo
umano.
Il dott. Matteo Allone ha presentato
l’Autore e l’opera mettendo in evidenza i suoi tratti salienti, interrompendosi
di tanto in tanto per chiedere approfondimenti, per interagire con l’Autore sui
numerosi temi, di tipo sociale e psicologico, che sono emersi. Fra questi,
quello della memoria collettiva, della sua importanza in una società che
perdendola smarrisce anche ogni senso morale, quello delle zone d’ombra che
coesistono nella vita, nei comportamenti, spesso ispirati dal male, e da una
sorta di omertà di chi non vuole ricordare, che impedisce di fare emergere la
verità inconsciamente celata. L’indagine sul delitto di Vera,
una giovane uccisa mentre fa jogging
nel parco, innesca una serie di interrogativi e numerosi spunti di riflessione
sul perché di tanta gratuita indifferenza e cattiveria.
Tra i personaggi si
distinguono, per la loro singolarità, Diane, sorella gemella omozigote di Vera,
che percepisce l’anima della sorella e soffre terribilmente per il rapporto
simbiotico che le unisce anche dopo la morte, che le rende un’unica persona, e
poi Geremia, un ragazzo autistico che, sentito lo sparo, è costretto, con la
sua natura che non ha paraventi, a interagire con un commissario “pasticcione”
che non possiede la giusta sensibilità per guardare in profondità, che si ferma
a ciò che appare, in netto contrasto con un ispettore che, per gradi, va alla
ricerca della verità.
Un “giallo civile”, così viene definito
il libro dallo stesso Autore che, come anticipato, partendo da un fatto
realmente accaduto, narrato in forma letteraria, fa un’analisi attenta della
società e un’analisi psicologica dei personaggi che si pongono alla ribalta alla
ricerca di un’identità, di pirandelliana memoria. In evidenza, nel tessuto del
romanzo, l’importanza del “guardare dentro gli occhi”, per carpire verità che
si celano, per riconoscere il vero contenuto e significato di una risposta, l’identità
più profonda dell’essere umano, il limite tra “quello che sembra” e “quello che
è”.
La lettura, particolarmente
apprezzata di alcuni brani dell’opera, da parte di Giovanni e Antonio, le
domande acute poste dagli ospiti, hanno reso un valore aggiunto all’Incontro. Su un interrogativo che emerge
nell’opera sulla felicità e su ciò che ne determina o allontana la
realizzazione, su quanto valga il raggiungimento della perfezione o la
realizzazione delle passioni, su come si dipana l’intera vicenda, sul finale
inquietante, lasciamo ai lettori il piacere della scoperta.
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