FILODIRETTO NEWS DA CAMELOT
CREARE È CAMBIARE – ARTI TERAPIE E NEUROSCIENZE
di Matteo Allone
Si è svolto, con notevole successo sia per il numero di partecipanti
che per la qualità delle relazioni, l’evento formativo Creare è Cambiare: arti terapie e neuroscienze, organizzato dal Centro diurno “Camelot” del “Modulo dipartimentale
Salute Mentale Messina nord” dell’Asp 5, con la sinergia organizzativa della Lundbeck, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici della provincia di Messina e della Fondazione Bonino Pulejo.
L’evento formativo rivolto agli specialisti del settore ha avuto come
inedita location, il salone “Il trionfo dei cavalieri” del Centro Diurno della Cittadella Sanitaria “Lorenzo Mandalari” e come
uditori anche alcuni degli ospiti della struttura, normalmente, aperta all’utenza,
a testimoniare una visione nuova dell’approccio al disagio psichico: nel senso
che il tempo ed il luogo della cura, possono coincidere con il tempo ed il
luogo della conoscenza, della ricerca e della formazione. Quest’ottica dell’agire,
per certi versi pionieristica, è quella alla quale gli organizzatori hanno,
fortemente, creduto. E l’atmosfera di condivisione, d’interesse e di
motivazione, che ha pervaso i partecipanti ha, certamente, dato ragione di
questa scelta consapevole e della possibilità di andare avanti in questa
direzione. Gli utenti possono sentirsi più partecipi e coinvolti, ad una
maggiore compliance al trattamento integrato, che prevede sia la terapia
farmacologica che quella psicoriabilitativa (arte terapia); gli operatori
possono conoscere meglio le realtà strutturali e funzionali dei servizi che
sono espressione della loro stessa mission e del modello culturale e
scientifico di riferimento.
L’evento formativo, accreditato dal Ministero della Sanità, è stato,
quindi, un importante momento di approfondimento e riflessione sull’approccio integrato
alla malattia mentale che tenesse conto sia delle conoscenze derivate dalle
neuroscienze, sia dell’espressione artistica, come primitivo e privilegiato
canale comunicativo di contenuti interni (sensazioni, emozioni, sentimenti) da
offrire al dialogo ed alla condivisione.
L’arte, come canale di comunicazione, attraverso il quale vengono
veicolati vissuti emotivi ed immagini archetipiche, si pone come crocevia che,
favorendo la dimensione simbolica e creativa, offre la possibilità attraverso
canali, filogeneticamente, più antichi, che sfuggono alla logica razionale, di
far emergere quella dimensione interna che appartiene al mondo arcaico e
primitivo della psiche individuale e collettiva.
È opportuno, in tale contesto, dare spazio alle molteplicità delle
voci di cui si nutre l’arte come possibilità di ri-vivere e ri-vedere le
immagini che appartengono alla storia dell’umanità.
L’intento è quello di favorire l’integrazione tra ciò che è
comprensibile e ciò che appare incomprensibile, tra ciò che è visibile e quello
che è invisibile. Per una prassi terapeutica integrata e condivisa che sappia
coniugare diverse strategie: quella psicofarmacologica, che ha raggiunto
notevoli livelli di maneggevolezza e di efficacia, che non va demonizzata, che
rappresenta un importante ed indiscutibile strumento terapeutico, e quella
psicoriabilitativa.
Dopo il saluto del dott. Filippo Zagami, in rappresentanza dell’Ordine dei Medici della provincia di Messina; della dott. Nina Santisi, responsabile dell’U.O. Formazione, Asp 5
Messina; della dott. Gabriella Facciolà, in rappresentanza della Lundbeck; il dott.
Matteo Allone, psicanalista
junghiano, responsabile dell’U.O.S. Centro
diurno “Camelot”, ha illustrato con immagini di repertorio, il percorso del
Progetto linguaggio arte che, in un
incessante “work in progress”, ha condotto alla realizzazione di un luogo della
cura dove l’integrazione terapeutica è una prassi consolidata: Camelot come espressione di creazione e cambiamento.
Il prof. Edoardo Spina, ordinario di farmacologia dell’Università degli Studi di Messina, ha,
brillantemente, esposto le più recenti evidenze sui meccanismi epigenetici
espressione della relazione tra psicofarmaci, ambiente e neuro plasticità. Il dott.
Luigi Turinese, psicanalista
junghiano, membro ordinario A.I.P.A.
ha evidenziato l’intima connessione tra creatività ed istinto individuativo,
alla luce del pensiero junghiano e l’analisi di un caso clinico. Il dott.
Franco La Rosa, docente di psicopatologia
e clinica psichiatrica C.I.P.A., ha
relazionato sulla necessità di riscoprire il senso ed il valore delle parole,
la dimensione di profondità e di significato della poesia come modo
privilegiato di dare voce al disagio dell’anima. Il dott. Luigi Baldari, micropsicanalista, responsabile dell’U.O.S.,
Psicoterapia – Studi e Ricerche dell’ASP 5, ha illustrato, attraverso una
ricca panoramica di autori che si sono interessati alla tematica, le
connessioni tra depressività, cioè la capacità depressiva e la creatività. Il dott. Giuseppe
Mento, neurologo, Policlinico Universitario di Messina, si è soffermato sulle
connessioni neuronali e sulle aree cerebrali, che vengono attivate, durante la
fase notturna del sonno, che sono alla base della creatività onirica.
I lavori sono continuati nel pomeriggio con due laboratori emotivo esperienziali.
Nel primo la dott. Maria Elena Garcia, psicoterapeuta, co-fondatrice del corso
e dell’Associazione di Movimento Creativo,
metodo Garcìa-Plevin, ha sviluppato con un workshop, il tema del ritmo dei
processi mentali e della presenza psicocorporea del terapeuta.
Nel secondo, il prof.
Marcello Aragona dell’U.O.C. di Oncologia Medica e Hospice,
Policlinico Universitario di Messina, ha sviluppato l’argomento della neurobiologia della creatività e delle
esperienze vetta, con un workshop
di “meditazione corporea”, che si è realizzato nel “Bosco di Camelot”, un’area
adiacente al Centro diurno “Camelot”,
antistante l’ex 3 “Reparto Uomini” dell’Ospedale
Psichiatrico, da più di quindici anni
abbandonata all’incuria, risistemata grazie ad un progetto finalizzato, dall’Ufficio Tecnico dell’Azienda Sanitaria Provinciale.
L’evento formativo attraverso un rito
di rinascita, al quale tutti hanno partecipato, ha riconsegnato il boschetto di
splendidi tigli, dalla verdeggiante ombra, alla fruibilità della collettività,
testimoniando, ulteriormente, che il cambiamento è un atto creativo.
|