MESSINA
“Un Mare da Vivere… senza Barriere” – Fotografia di una giornata straordinaria
di Tiziana Santoro
 L’iniziativa
“Un Mare da Vivere… senza Barriere”, a cura dell’Associazione benefica Aquilone,
presieduta da Rosario Lo Faro, è giunta alla sua XIII Edizione. Anche per questa calda estate messinese, si rinnova
l’impegno per l’accoglienza dei ragazzi diversamente abili ospiti del Centro
diurno “Camelot”, dell’Anfas di Messina e del CTA Kennedy.Quando
arrivo presso la prestigiosa sede della Lega Navale Italiana di Messina, ad
accogliermi all’ingresso è proprio il presidente Lo Faro dell’Associazione L’Aquilone.
Si capisce da subito che nonostante l’iniziativa richieda l’impegno di
personale specializzato e coinvolga numerose strutture preposte all’assistenza,
in spiaggia le gerarchie si azzerano. Il presidente in persona, insieme al
personale addetto, inizia ad aprire le sdraio e a predisporre tutto per l’accoglienza
dei ragazzi. Tra le prime, a giungere in spiaggia è una ragazza che chiamerò A,
dai riccioli neri e un bel sorriso, lei chiama zio sia Rosario che Matteo
Allone, responsabile del centro Diurno Camelot (ASP 5 di Messina), e questo
conferma un po’ la mia impressione iniziale, che questa mattina al mare, sarà
un po’ come essere in famiglia e tra amici, in un clima disteso, collaborativo
e molto disinvolto. A. interagisce subito con me, dimostra curiosità e
predisposizione alla comunicazione, mi racconta che le piace il mare e,
soprattutto, l’affinità che si è creata all’interno del gruppo. A. è arrivata
con altri 8 ragazzi a bordo del pulmino guidato dalla dott.ssa Maria Celeste
Celi, che non esita a lasciare la sua scrivania pur di concedere ai ragazzi una
giornata “straordinaria”, anche se questo significa assumersi ulteriori
responsabilità e rivestire un ruolo inconsueto come quello di autista.
Quando
domando alla dottoressa quale sia la sua motivazione ad agire fuori dall’ordinario,
mi risponde senza esitazione: “Portarli
qui è una scelta d’amore”. La seconda parola su cui si sofferma è “riconoscenza”: quella che prova verso la
Lega Navale e il suo presidente perché – prosegue la dott.ssa Celi – “Accogliere e ospitare significa anche
vincere il pregiudizio, non temere il giudizio dei soci o di compromettere i propri guadagni, ma comprendere che
queste attività non deprezzano, bensì
aumentano il valore di una struttura. Bisogna ringraziare sempre perché nulla è
scontato e ricordare che se ognuno
facesse una piccola cosa per gli altri, si potrebbe davvero fare la differenza”.
Mentre
conversiamo, la dott.ssa si interrompe e rimette al centro della sua attenzione
uno dei ragazzi, si giustifica con me e chiarisce che ha promesso alla madre di
ricordare al figlio di spalmarsi la crema solare. Le domando quali siano i
rapporti con le famiglie dei ragazzi e da quello che mi dice capisco che la
giornata trascorsa in spiaggia è il momento più significativo di un lavoro
lungo e dispendioso in termini di professionalità ed energie, accuratamente
costruito con i genitori per consentire a ciascuno di essere il più possibile
autonomo e responsabile. “Ciò è possibile
– sottolinea la dott.ssa – solo se si
riesce ad aiutare le famiglie a superare atteggiamenti iperprotettivi, ad
affidarsi alle professionalità dei presenti e a costruire una relazione basata
sulla fiducia”. Mi rivela che ogni 15 giorni è necessario incontrare i
genitori per costruire un percorso riabilitativo che sia il più possibile
chiaro e condiviso.
Non
sono da meno i ragazzi del CTA Kennedy, accompagnati da Daniela Mauro esperta
in tecniche riabilitative, arte terapia e yoga. Mi siedo tra loro e iniziamo a
fare un po’ di conversazione. Il primo a raccontarsi è M. e mi trasmette il suo
entusiasmo, mi racconta che è la seconda volta che aderisce all’iniziativa e
che gli piace molto prendere il sole in compagnia e fare il bagno a mare. Mi ha
confidato che ha ripreso gli studi presso l’istituto alberghiero, perché
desidera prendere il diploma. Invece, D. proviene dalla Costa d’Avorio, si
trova a Messina già da qualche anno e sta imparando l’italiano, ciò che gli
piace fare di più è il bagno a mare. Mi trattengo un po’ di più con C. e le
domando cosa le piace di più di questi incontri in spiaggia. Mi sorride e
risponde che apprezza molto la libertà e il contatto con la natura. Mentre
chiacchieriamo la mia attenzione è attratta dal tatuaggio che ha sulla spalla
destra e allora le chiedo se ha voglia di descrivermelo e di raccontarmi la sua
storia. C. mi spiega che rappresenta l’albero della vita e che nel tronco è
ritratta una donna in rinascita. Ha scelto questo tatuaggio perché la
rappresenta, perché si sente una giovane donna attaccata alla vita e sempre
pronta a ricominciare. Le domando se ha dei sogni e delle aspettative e lei mi
confida che il prossimo anno inizierà a studiare psicologia e che ha attitudine
per il disegno e la scrittura. Mentre chiacchieriamo familiarmente, la nostra
attenzione è catturata dallo scenario naturalistico che abbiamo davanti e da un
evento improvviso. Infatti, proprio mentre noi ci rilassiamo, una feluca
impegnata nella caccia al pescespada si lancia all’inseguimento. Il pescatore
di vedetta dà le direttive, il cane a bordo abbaia, il timoniere vira e subito
l’altro pescatore percorre il ponte per vedere se riesce ad arpionare il
malcapitato pesce.
Noi
siamo tutti lì, spettatori privilegiati di un accattivante imprevisto che ci
trasmette la cultura della tradizione, della pesca e del rapporto che da secoli
intercorre tra la natura e l’uomo. In quella scena, c’è la prima grande lezione
di vita dello Stretto: la bellezza delle nostre acque e la ricchezza della
fauna, la tradizione di un mestiere che si tramanda da secoli, il bisogno di
sussistenza dell’uomo e, al tempo stesso, il suo rispetto per la fauna che
lotta anch’essa per preservarsi. Dopo questa piacevole distrazione, Daniela Mauro
mi spiega l’importanza che lo scenario offerto dalla natura ha per i ragazzi,
soprattutto nei momenti difficili, quando evocare immagini rilassanti e
attingere alla forza della natura diventa una risorsa fondamentale. Un altro
aspetto significativo è legato alla possibilità di poter accedere liberamente
ai servizi, sentirsi inclusi, condividere i mezzi e gli strumenti disponibili.
Il mare diventa così una “risorsa per affrontare la vita” per “comunicare
divertendosi”.
I
ragazzi del Centro Kennedy hanno aderito quest’anno all’iniziativa proposta
dall’Associazione L’Aquilone e Daniela Mauro sottolinea, tra gli aspetti più
gratificanti di questa esperienza, l’opportunità di aiutare i ragazzi a
potenziare le proprie risorse individuali per affrontare gli impegni quotidiani
e a rilassarsi durante i momenti di stress: la sabbia, il mare e la bellezza
svolgono una funzione distensiva e rigeneratrice. La parola “bellezza” ritorna
ancora nella mia conversazione con Matteo Allone, responsabile del Centro
Camelot, che già 13 anni fa aveva aderito a questa iniziativa con sentito
entusiasmo, perseguendo l’obiettivo di “portare il Centro fuori” e dare la
possibilità ai ragazzi di interagire con l’ambiente e la natura per
sollecitarli sia dal punto di vista cognitivo che emozionale. L’ottica di
Matteo Allone è, come lui stesso sottolinea, un superamento del concetto di “normalità” e la promozione della “naturalità”, in modo che ciascuno possa
sentirsi spontaneamente a proprio agio nei luoghi in cui si trova, con le
persone con cui interagisce e a contatto con la natura.
Matteo
Allone mi fa notare come moltissime persone siano cieche rispetto alla “semplicità”, alla “natura” e alla “bellezza”
e sottolinea come sia più facile promuovere l’integrazione e il rispetto delle
regole “nei luoghi”, perché solo “nei luoghi, è possibile il vero inserimento”.
Il vero maestro di vita – prosegue Matteo Allone – è il mare, perché consente
ai ragazzi di praticare la pesca, conoscere i venti, le correnti, apprendere i
racconti mitologici e fornisce occasioni per fare esperienza. Così, mi racconta
della volta in cui, navigando con i ragazzi verso Scilla, sono stati coinvolti
in un’operazione di salvataggio, che ha rafforzato “lo spirito di gruppo” ed
educato i giovani alla “solidarietà estrema”.
“Il rischio, è sempre in agguato, però –
conclude Matteo Allone –, ci vuole coraggio, il coraggio di optare per
fare le cose e non per ipotizzarle”. È ormai quasi mezzogiorno quando mi
congedo dal presidente Lo Faro che da 13 anni è impegnato in iniziative a
favore dei ragazzi diversamente abili. Mi rivela che il successo dell’iniziativa
si deve anche al presidente e ai soci della Lega Navale, alla disponibilità ad
accogliere, e manifesta l’entusiasmo per la crescente richiesta di
partecipazione da parte dei centri di assistenza presenti sul territorio. Il
successivo progetto vedrà i ragazzi impegnati in attività di pesca e formazione
a bordo di un peschereccio e nelle acque dello Stretto. Quest’ulteriore
attività, si svolgerà in collaborazione con l’Associazione Colapesce I e grazie
alla disponibilità del comandante Giovanni Fiannacca.Prima
di salutarmi il presidente Lo Faro mi ricorda che le attività di accoglienza
per i ragazzi si svolgeranno con regolarità tutti i martedì e giovedì per l’intera
stagione e mi coinvolge in un’allegra foto di gruppo. Il ricordo gioioso di una
mattina si conclude con un tuffo nelle acque dello Stretto.
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