FILODIRETTO AL CAMELOT
AL ‘CAMELOT’ CON ALLAN HOBSON: IL SOGNO È UNA REALTÀ VIRTUALE
di Barbara Cortimiglia
Si è tenuta, martedì 20 marzo, presso i
saloni del centro diurno Camelot
della cittadella sanitaria “L. Mandalari”, un’interessante tavola rotonda del
professore Allan Hobson, noto psichiatra statunitense, conosciuto per i suoi
studi sul sonno REM.
Ricercatore di fama internazionale, docente
alla “Harvard Medical School”, direttore del laboratorio di Neurofisiologia del
“Massachusetts Mental Health Center”, i suoi lavori sono stati pubblicati su
famose riviste mediche e di psicologia, come la “Nature Reviews Neuroscience”.
Hobson ha dedicato tutta la sua vita, subito dopo la specializzazione in
psichiatria negli anni ‘60, alle ricerche sul sogno, rivoluzionando la teoria
freudiana dell’inconscio e del sogno e, in un certo senso, distruggendo le ben
note teorie freudiane, partendo dal presupposto che il sogno non è
l’appagamento allucinatorio di un desiderio inconscio, bensì, frutto di
scariche neuronali al servizio di un bisogno fisiologico. Autore della “teoria
del generatore pontino” sul sonno REM, Hobson sostiene che, durante il sonno,
la nostra mente è collegata alla realtà esterna; noi sogniamo durante la fase
del sonno REM, caratterizzato da bassi livelli di serotonina e alti livelli di
acetilcolina, e durante questa fase la nostra mente è capace di vedere, ma in
realtà “senza vedere”. Il sogno avviene poco prima della veglia, come se fosse
un esercizio di allenamento autoregolante del cervello e preparatorio per
ritornare alla vita conscia. Il contenuto dei sogni non è per Hobson frutto di
materiale inconscio o desideri che si appagano, perché egli dice “si hanno sogni, anche, senza desideri”,
ma sono semplici funzioni fisiologiche che avvengono in substrati cerebrali,
che determinano “casuali” reazioni pseudo-sensoriali ed è per questo che, spesso,
non ricordiamo i sogni; pertanto, il sogno non è prodotto da stimoli endogeni,
esogeni o materiale di vissuti infantili, come sosteneva Freud, ma si forma
durante la fase del sonno REM e le immagini del sogno sono semplici
allucinazioni.
Mentre per Freud il sogno nasconde un
significato ben più profondo, per Hobson il sogno non nasconde significati
profondi, ma li rivela e mette in luce elementi collettivi. Egli sostiene che
il significato e la creatività sono fondamentali per l’esperienza del sogno, ma
questo significato non può essere presente nella formazione iniziale dei sogni,
il significato psicologico arriva solo dopo che i parametri neurochimici
vengono impostati ed interpretati dall’ordine superiore delle arre cerebrali
deputate al linguaggio, alle emozioni in relazione al ricordo di esperienze.
A
cosa serve sognare per Hobson?
Sognamo per essere svegli, è importante
sognare per avere una percezione normale della realtà; tuttavia, il sonno REM
ha a che fare con le memorie e durante il sogno le memorie si mettono insieme
in modo bizzarro, mentre durante la veglia le configurazioni sono ordinate.
I suoi studi sul “sogno lucido” hanno
rivoluzionato le teorie freudiane dell’inconscio e del sogno, ossia “quando
stai sognando e sai che stai sognando”, da un punto di vista fisiologico il
cervello è, contemporaneamente, nella fase REM e nella fase di veglia, una
scarica neuronale ad alta frequenza attiva il lobo frontale e nel sogno lucido
si ha la percezione che vi siano due se stessi, uno che sogna e l’altro che
osserva, come una sorta di cooperazione dello stato di veglia e del sonno. Il
sogno, egli conclude, è una “realtà virtuale” vitale per
il cervello.
Hobson
dice: “Al tempo di Freud, quando ha elaborato le teorie sui sogni alle porte
del ‘900, lui era convinto che la psicologia fosse fondata sulla neurologia, ma
non riusciva a vedere come fosse possibile, così ha abbandonato il progetto nel
1895. Oggi, nel 2012 siamo nella posizione di poter riprendere questo soggetto
ed è quello su cui sto scrivendo, la mia teoria sulla protocoscienza e su
quella che chiamo a predective activity by the brain sono la base di un nuovo
tipo di scienza”.
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