Il
futuro e il successo della terapia antipertensiva sono affidati, secondo l’ultima
edizione delle linee guida sull’ipertensione della Società Europea di
Cardiologia (ESC) e della Società Europea dell’Ipertensione (ESH) – pubblicate
su European Heart Journal e sul sito dell’ESC – alla terapia di associazione,
cioè a due (o più) principi attivi contenuti in una stessa pillola. Le linee
guida raccomandano, infatti, di iniziare il trattamento nella maggior parte dei
pazienti direttamente con due principi attivi, un concetto che rappresenta un
superamento della precedente terapia ‘a gradini’ (si inizia con un farmaco poi,
semmai, se ne aggiunge un secondo) e che dovrebbe aiutare a vincere anche il
problema dell’’inerzia’ terapeutica (l’80% dei pazienti in monoterapia,
meriterebbe anche un secondo farmaco, che il medico però non prescrive).
È,
inoltre, ampiamente riconosciuto che uno dei motivi dello scarso controllo
pressorio è l’insufficiente compliance terapeutica dei pazienti, che peggiora,
all’aumentare del numero di farmaci da assumere. Per questo, scrivono gli
esperti delle linee guida, incorporare più principi attivi all’interno della
stessa pillola, può aiutare a rimuovere questo ostacolo. “Abbiamo a disposizione – commenta il professor Giuseppe Mancia,
presidente ESH della task farce delle linee guida, Università Milano-Bicocca – trattamenti efficaci che in teoria,
potrebbero controllare bene la pressione nel 90-95% dei pazienti; invece, è
appena il 15-20% a centrare i target di trattamento. La nuova edizione delle linee guida mira proprio ad aumentare
la percentuale di pazienti a target, introducendo una strategia di trattamento semplice e facile da seguire”. “Le terapie di associazione sono già
disponibili sul mercato – ricorda
il professor Bryan Williams, presidente ESC della task force delle Linee guida
– e potrebbero migliorare in maniera
notevole il successo del trattamento, con conseguente riduzione dei tassi di
ictus, infarto e mortalità precoce”.
Si
abbassa la soglia alla quale iniziare il trattamento
Le
soglie di trattamento indicate nelle nuove linee guida sono meno conservative
rispetto alla precedente edizione: oggi viene indicato l’inizio del trattamento
anche in categorie di pazienti ai quali un tempo sarebbe stato consigliato solo
un cambiamento dello stile di vita. Si tratta dei pazienti a rischio
basso-moderato, come quelli con ipertensione di I grado (140-159/90-99 mmHg),
compresi quelli di 65-80 anni e i soggetti con pressione ‘alta normale’
(130-139/85-89).
Gli
anziani vanno trattati?
“Anche le persone di 65-80 anni con pressione
superiore ai 140/90 mmHg dovrebbero essere messe in trattamento antipertensivo
– afferma Williams – poiché la terapia
antipertensiva riduce il loro rischio di ictus e di infarto”. Le nuove
linee guida, insomma, definiscono chiaramente che l’età non può e non deve
essere un motivo per rifiutare o peggio sospendere la terapia a un paziente.
Nel caso di un paziente con più di 80 anni, che non abbia mai assunto farmaci
antipertensivi, il trattamento dovrà essere istituito per valori di sistolica
pari o superiori a 160 mmHg; per chi è già in trattamento (e lo tollera bene),
la terapia va proseguita anche oltre gli 80 anni.
I
target pressori da raggiungere con la terapia
Le
nuove linee guida ritoccano verso il basso gli obiettivi del trattamento; i
target da raggiungere sono 120-129 mmHg per i pazienti con meno di 65 anni,
130-139 per quelli al di sopra dei 65 anni (ma vanno tenuti in considerazione
la tollerabilità al trattamento, il grado di fragilità e di indipendenza, le
comorbidità). In nessun paziente, la sistolica va abbassata al di sotto dei 120
mmHg, perché i danni potrebbero essere superiori ai benefici. In caso di
ipertensione resistente (cioè non controllata dall’associazione di tre farmaci),
è possibile aggiungere un diuretico come lo spironolattone. Uno stile di vita
sano va raccomandato sempre a tutti i pazienti, a prescindere dal loro livello
pressorio: meno sale a tavola, moderazione con le bevande alcoliche, mangiare
sano, fare attività fisica regolarmente, attenzione a mantenere il peso forma,
smettere di fumare e – questa è una new entry delle nuove linee guida – divieto
assoluto di binge drinking.
I
nuovi aspetti trattati dalle linee guida
Le
nuove linee guida suggeriscono la temporanea interruzione della terapia
oncologica nel caso in cui i valori pressori aumentino in maniera
incontrollata, nonostante una terapia robusta e adeguata. Una nuova sezione è
dedicata alla pressione arteriosa in corso di attività fisica e ad alta quota;
i pazienti con ipertensione severa e scarsamente controllata dovrebbero
tassativamente evitare di esporsi a quote molto alte (al di sopra dei 4.000 m).
I
numeri dell’ipertensione
A
soffrire di ipertensione nel mondo è oltre 1 miliardo di persone; questa
condizione interessa, infatti, il 30-45% della popolazione adulta (il 60% oltre
i 60 anni) e rappresenta la principale causa di mortalità prematura (10 milioni
di decessi nel 2015, dei quali 4,9 milioni dovuti a infarto e 3,5 a ictus). L’ipertensione
rappresenta un importante fattore di rischio anche per scompenso cardiaco,
fibrillazione atriale, nefropatia cronica, arteriopatia periferica.