mercoledì 17 ottobre 2018
PATOLOGIE
Cure adeguate solo per il 17% dei pazienti italiani depressi
di Redazione
Dalla
depressione, così come da molte altre malattie psichiatriche, oggi si può
guarire, ma l’Italia è fanalino di coda per le cure: solo il 17% dei pazienti è
infatti trattato in modo adeguato, contro una media europea del 23%. È questa l’allerta
lanciata dalla Società italiana di psichiatria (Sip) in occasione del congresso
nazionale in corso al Lingotto di Torino. Un fenomeno, quello del ‘Tratment gap’
– ovvero la distanza fra ciò che potrebbe essere fatto e ciò che realmente si
fa per la cura dei disturbi mentali – su cui fa luce un grande e recente studio
internazionale condotto dall’Organizzazione mondiale della sanità in 21 Paesi:
emerge che solo il 23% delle persone affette da depressione maggiore nei paesi
ad alto reddito (e solo il 2% in quelli a basso reddito) riceve un trattamento
rispondente a criteri minimi di adeguatezza. Nello studio, è stimato che in
Italia soffra di depressione maggiore circa il 3% della popolazione e circa la
metà di queste persone non aveva percepito la propria depressione come una
patologia da curare. Per questo, affermano gli psichiatri, “dal 2013 stiamo cercando di stimolare le
Istituzioni per dare il via a una campagna nazionale contro la depressione.Ci auguriamo che questa
fase politica possa consentirci di realizzarla”.
Ma gli esperti mettono in guardia anche su un altro aspetto, perché la
depressione “non è mai sola”: l’interazione con altre malattie, affermano, è,
infatti, un ulteriore rischio perché infarto, ictus, diabete, malattie
neurologiche e oncologiche sono in grado di far ‘schizzare’ i normali tassi di
prevalenza di depressione dal 5% fino al 40%. E vale anche il processo inverso:
soffrire di depressione maggiore è, infatti, un fattore di rischio di sviluppo
delle stesse patologie. Tanto che la depressione aumenta, ad esempio, la
probabilità di infarto di circa 3 volte rispetto a persone che non ne sono
affette.
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