mercoledì 13 febbraio 2019
DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALIFORNIA
La ricetta dell’amore è dietro a due ormoni
di Redazione
La
ricetta dell’amore è dietro a due ormoni: l’ossitocina e la vasopressina. Una
ricerca dell’Università della California a Santa Barbara ha scoperto il perché,
a un certo punto, si riesca a mettere il benessere della persona amata sopra il
nostro. Questo altruismo ha una motivazione genetica e ormonale. L’ossitocina è
un neurotrasmettitore conosciuto come “l’ormone delle coccole”. Meno noto è l’ormone
vasopressina, che gli scienziati hanno anche collegato con i comportamenti del
legame di coppia. Il team di studiosi americani ha analizzato alcune coppie di
giovani sposi per indagare su come la genetica e l’attività cerebrale di una
persona siano in correlazione con l’empatia che mostrano verso il loro partner.
Il gruppo di lavoro ha testato ciascun partecipante per due varianti genetiche,
una coinvolta nella sensibilità dell’ossitocina e un’altra collegata alla
sensibilità alla vasopressina. I ricercatori hanno, quindi, chiesto loro di
rispondere a un questionario standardizzato in cui si chiedevano i loro
sentimenti nei confronti del loro partner e di altre persone.
Ciò
ha dato loro una misura dei livelli generali di empatia e altruismo di ciascuna
persona nei confronti del proprio partner. Grazie a una risonanza magnetica è
stato possibile vedere come diverse parti del cervello si attivino in risposta
a diversi tipi di stimoli. È, in questo momento, che ai partecipanti sono state
mostrate le foto dei loro partner, dei loro amici e di sconosciuti con diverse
espressioni facciali. Quando i partecipanti sentivano un forte senso di empatia
con la persona nella figura, le regioni del cervello associate all’emozione e
alla memoria emotiva si “accendevano”. Queste aree del cervello (come l’amigdala
e il pallido ventrale) hanno una concentrazione particolarmente densa di
recettori per l’ossitocina e la vasopressina, implicando ulteriormente questi
neurotrasmettitori nell’empatia e nell’altruismo. Inoltre, gli individui con
variazioni genetiche che li rendevano più sensibili a questi ormoni, mostravano
risposte emotive più forti su tutta la linea. Lo studio è stato pubblicato
sulla Rivista scientifica “Behavioral Neuroscience”. (Ansa)
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