ATTESTATI DI VALORE LEGALE
Certificazione Linguistica del Latino. Giornata per la formazione dei docenti all’Università della Basilicata
di Rosa Maria Lucifora
Di
tanto in tanto, si leva qualche voce contro il Latino, magari da qualche
pulpito il cui occupante dovrebbe avere maggior gratitudine per una disciplina
che, come un’alma mater, l’ha nutrito da giovane, e che,
magari, gli tornerebbe utile se l’avesse studiata meglio: ministri, politici,
giornalisti, preti e, persino, professori ... Non facciamo nomi ovviamente, ma,
del resto, agli onori delle cronache ci sono casi recenti, che lo rendono
superfluo. Pure, è acclarato che il Latino, accanto alle competenze
disciplinari, ne assicura di quelle che oggi si chiamano trasversali, da non
spregiarsi a cuor leggero: ai futuri medici, giurisperiti, ingegneri, e –
perché no? – agli aspiranti politici, ricordiamo che i lessici ‘speciali’ sui
quali le loro professioni si baseranno, li hanno ha già in parte acquisiti
grazie agli auctores latini,
mediatori del prezioso ‘tesoro’ intellettuale elaborato dai Greci. E, per
quanti non fossero paghi di ciò, aggiungiamo un timido (ma non troppo) cenno
alle capacità logiche messe in moto dalla bisogna di ‘azzeccare la traduzione’,
ossia, dal dover capire e concetti e argomentazioni espressi in una Lingua
altra e – concediamolo pure! – morta, ma della quale morta non è l’eredità, e
non solo per i popoli ‘neo-latini’, ma per l’intera civiltà ‘occidentale’.
A
chi, a questo punto, ci obiettasse che la civiltà occidentale parla Inglese,
risponderemmo senza esitazione che gli scienziati del mondo anglosassone si
guardano prudentemente dal disfarsi del bagaglio culturale riveniente dagli
studi classici, consapevoli del servigio che le sue Lingue, e la Latina in primis, hanno reso nei secoli nella
definizione di fenomeni e pratiche scientifici, e continuano a rendere: mi si
permetta di citare per tutti il superbo ‘datacrazia’. Quanto alla Scuola
italiana, non stupisce che abbia cura di questo bagaglio, e da qualche anno con
intensificato fervore, e non per mera soddisfazione accademica, ma in
connessione con l’impegno giustamente speso dal nostro Paese nella
consapevolezza di rilanciare l’economia tutelando e valorizzando i Beni
Cultural: chiediamoci che cosa ne sarà della macchina complessa che è stata
messa in moto con il sostegno dell’UE e di organismi internazionali – l’UNESCO,
in testa – quando fosse scomparso sin anche l’ultimo manipolo di persone capaci
di collegare i beni artistici, archeologici, librari, alla società che li ha
prodotti, di studiarli, spiegarli, formarvi i giovani? Che lo si possa con le traduzioni
delle traduzioni abbiamo i nostri dubbi.
Sicché,
a dispetto dei profeti di sventura, le Università, gli Uffici Scolastici
Regionali, le Scuole, si sono attrezzati per tenere ben viva una disciplina che
assicura, accanto a quelle specifiche, competenze trasversali preziose per il
futuro professionale: nella fattispecie, la Consulta di Studi Latini (CUSL) è
stata sostenuta e affiancata nella sperimentazione su territorio nazionale di
un processo che si definisce della Certificazione della Lingua Latina (CLL) e
che, rilasciando attestati di valore legale, si è assoggettata nell’elaborazione
delle prove d’esame, nella preparazione dei giovani ad affrontarle, nella ‘sceneggiatura’
controllata dello svolgimento, nella valutazione degli esiti, a regole conformi
a quelle vigenti per la Certificazione Linguistica Europea.
Al
via, in Basilicata, il prossimo 6 maggio, la prima sessione della CLL ha da
pochi giorni aperto le iscrizioni, con bando emanato dalla dirigente USR,
dott.ssa Claudia D’Atena, e curato dal Comitato Regionale di Coordinamento,
misto di docenti dell’Università della Basilicata (alcuni membri anche della
CUSL), dirigenti scolastici, docenti dei Licei della Regione. La complessità e
la peculiarità del processo di CLL hanno suggerito di far precedere lo
svolgimento da una giornata di formazione per i docenti in servizio nella
Scuola Secondaria, come del resto è avvenuto nel Lazio, in Lombardia, in
Liguria. Destinatari sono anzi – ed è naturale – i docenti di Italiano e Latino
e quelli di Latino e Greco, e, tuttavia, si auspica la presenza di docenti di
Storia, Filosofia, Lingue Straniere, e – chissà mai – di Scienze e Matematica,
proprio in virtù di quelle competenze trasversali delle quali la disciplina
dota i giovani, se lo studio ne è impartito correttamente e – mi si consenta –
liberalmente.
I
lavori, che hanno per obiettivo il dibattito sulle problematiche e sui metodi
della CLL, prevedono gli interventi di membri del Comitato Scolastico
Regionale, e/o della CUSL: tra gli altri, ci sarà il presidente, prof. Paolo De
Paolis, autore del Sillabo che regola i livelli dell’esame, e meritevole di un
generoso impegno nella realizzazione della CLL in varie regioni d’Italia. I
dettagli dell’iniziativa, in calendario per il 22 p. v. all’Unibas (Potenza,
Aula Magna del ‘Francioso’ dalle ore 9.30), possono essere reperiti dagli
interessati su una pagina FB dedicatavi dall’Università della Basilicata e, da
quanti vi abbiano diritto d’accesso, sulla piattaforma MIUR per la formazione
dei docenti, SOFIA.
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