I
casi di tumore alla mammella aumentano, ma anche la sopravvivenza e le guarigioni
dal tumore al seno. Ad oggi, questo tumore colpisce una donna su 8, nell’arco della
vita: è il tumore più frequente nel sesso femminile e rappresenta il 29% di tutti
i tumori che colpiscono le donne. Ne ha parlato in un’intervista su Radio 24 il
dott. Corrado Tinterri, direttore della Breast Unit – Senologia in Humanitas, ricorda
a tutte le donne l’importanza di farsi seguire proprio in centri specializzati e
di esperienza, in grado di seguire, studiare e curare tanti casi. Farsi curare in
un centro dedicato significa avere una sopravvivenza maggiore di quasi il 20%. I
dati dicono che “l’incidenza del tumore alla
mammella aumenta lentamente, ma d’altra parte
si riduce la mortalità – ha detto Tinterri –. Questo grazie all’efficenza
delle cure, alle sempre maggiore responsabilizzazione delle donne, che sempre di
più sono attente alla prevenzione, al loro
corpo e sensibili a questo problema”.
Tumore al seno: guarire è possibile
“Di tumore al seno oggi si guarisce, sempre di
più se si fa una diagnosi anticipata”. È la rassicurazione che il dottor Tinterri
vuole dare alle donne. “Nonostante sia una
malattia che ancora spaventa, e certamente da non sottovalutare, dovremmo stigmatizzare
la parola tumore, che è un deterrente a volte, perché ad oggi il 75% delle donne
che ha avuto un tumore alla mammella, a dieci anni dalla malattia, è viva. Nessun
altro tumore ha questo risultato, fino ad ora”.
Prevenzione e controlli: la mammografia
Le
donne più a rischio sono ovviamente quelle che hanno già avuto in famiglia casi
di tumore al seno che, lo ricordiamo, non è esclusivamente femminile: l’1% dei tumori
al seno colpisce anche gli uomini, con conseguenze da non sottovalutare tra i fattori
di rischio. “Avere un uomo in famiglia che
ha avuto un tumore alla mammella – ha
ricordato il dott. Tinterri – rende molto
probabile la mutazione genetica in famiglia,
quindi un rischio altissimo, in famiglia che è bene monitorare con costanza”. Le donne sopra i 50 anni di età
sono inserite nei programmi di screening e prevenzione previsti dal Sistema Sanitario
Nazionale, per questo “alle giovani donne
sotto i 50 anni dobbiamo dedicare più
tempo e attenzione perché sono fuori dai programmi di screening”. A loro, si
consiglia l’ecografia, piuttosto che la mammografia: il seno giovane è più denso
e i raggi penetrano meno, dando al medico meno informazioni.
Molte
donne, infine, tendono a rimandare le visite di controllo e le mammografie perché
intimorite dai raggi: “la dose di raggi assorbita
con le nuove mammografie di oggi è molto inferiore ai raggi che si assorbono durante un volo aereo Milano-Roma”,
ha spiegato il dottore. Inoltre, “la mammografia è l’unico esame al mondo che ha dato
risultati favorevoli sulle campagne di screening”.
Lo stile di vita: quanto influisce sul
tumore della mammella
L’alimentazione
ha un ruolo molto importante, “soprattutto
nei casi di recidiva della malattia – ha spiegato Tinterri –: le
donne che hanno avuto un tumore devono stare attente alla sedentarietà e alla
dieta. Devono, ad esempio, ridurre i cibi
che per sono pericolosi per tutti i tumori come gli zuccheri fini, i grassi insaturi o i latticini”. Anche
le donne che seguono cure ormonali devono stare particolarmente attente: “di base la pillola anticoncezionale è innocente
– ha chiarito Tinterri – non ci sono evidenze su aumenti di tumore legati
a questo. Diverso è il caso delle donne che seguono queste terapie ormonali dopo i 45 anni, perché bisogna essere certi di non
avere una condizione di rischio visto
che il l’ormone potrebbe essere uno stimolante per alcuni tumori della mammella”.
Le cure: più leggere e conservative
Negli
ultimi anni la Ricerca ha permesso di trovare diverse cure del tumore alla mammella,
non limitandosi all’intervento chirurgico. “Il
tumore al seno oggi, grazie al lavoro di équipe della Breast Unit, viene affrontato in modo multidisciplinare
– ha spiegato il dottor Tinterri –, non sempre la cura adatta è la chirurgia. Ci sono nuove possibilità di terapie mediche, cure
antiormonali o ovviamente la chemioterapia,
per certi tipi di tumori”. La chemioterapia, spesso, intimorisce le donne per
le controindicazioni come la perdita di capelli, la stanchezza, la nausea, ma anche
questa terapia “è cambiata negli ultimi dieci
anni e le controindicazioni sono meno pesanti e non ci sono più casi di morte per chemioterapia”.Anche
la chirurgia in sala operatoria è molto cambiata: “è molto più attenta all’estetica e alla conservazione di un tempo. L’obiettivo è riconsegnare la donna alla sua
vita sociale e anche sessuale di prima”.
Per questo, in sala operatoria, i medici lavorano in équipe multidisciplinari, tra
cui anche chirurghi estetici che applicano i loro know-how e le loro tecniche anche
intervenendo sui tumori della mammella.
Il tumore metastatico: quando la malattia
diventa cronica
Come
già sottolineato più volte, mentre un tempo si parlava di tumore come malattia incurabile,
ora in alcuni casi si parla di malattia cronica come nel caso del diabete, dell’insufficienza
renale o della cardiopatia. “Abbiamo 35mila
donne in Italia che convivono con il tumore al seno e fanno una vita praticamente normale – ha detto Tinterri
–; il tumore non ha, di fatto, cambiato la qualità della vita grazie a farmaci che permettono un controllo
della malattia a lungo termine. Ovviamente, mai abbassare la guardia: chi ne soffre è sempre seguita dagli specialisti della
breast unit e in centri dedicati di senologia
con esami, verifiche e controlli adeguati”.
Il supporto psicologico
Quello
dello psicologo e, in particolare, dello psico-oncologo è fondamentale per le donne
colpite da tumore al seno e anche per i loro familiari: per questo, esperti e specialisti
hanno chiesto al Ministero della Salute di intervenire e rendere obbligatoria la
presenza di questa figura all’interno delle Breast Unit. “Lo psico-oncologo non è un normale psicologo, ma uno specialista che ha
competenze per gestire la paura della
morte, perché questo evoca la parola tumore al momento della diagnosi, sia in chi
ne soffre sia nelle persone vicine. Questi specialisti sono in grado di dare risposte
a queste paure e sensazioni”. (Humanitas)