PADOVA
Malattie epatiche: Aggiornamenti del dott. Riccardo Carandina tornato dalla Cina
di Redazione
“Dal popolo cinese, ho imparato la grande civiltà nei rapporti umani e
la grande professionalità e umanità dei professionisti che lavoravano nel
reparto da me visitato. Ho, inoltre, riscontrato modelli organizzativi nella
gestione dei pazienti e del reparto che possono sicuramente risultare di
ispirazione anche per la nostra realtà. Per questo sono molto grato: è stata un’esperienza
che mi ha fatto crescere professionalmente e umanamente”. Sono le parole
del dott. Riccardo Carandin, medico della Radiologia dell’Azienda Ospedaliera
di Padova, rientrato dal Simposio svoltosi ad Hangzhou in Cina. Presente alla
West Lake Conference nel sud-ovest di Shanghai come unico rappresentante
europeo, il giovane radiologo interventista ha illustrato l’esperienza di
Padova nella terapia locoregionale intrarteriosa nel trattamento delle lesioni
epatiche.
In quest’ottica e in occasione di
una delle più importanti conferenze del mondo orientale a Hangzhou, Città di
oltre 6 milioni di abitanti a sud-ovest di Shanghai a fine maggio, il dott.
Carandina, radiologo interventista del team del dott. Aliberti, ha presentato l’esperienza
del centro patavino. Diverse le presentazioni e gli interventi nel corso del
Congresso sul trattamento dei tumori primitivi e metastatici del fegato. Il dott.
Carandina, che si occupa di Radiologia Interventistica, branca della medicina
che permette il trattamento di diverse patologie grazie a interventi micro-invasivi
con approcci percutanei o endovascolari, guidati dall’Imaging radiologico o
ecografico, ha esposto in Cina questo campo innovativo della moderna medicina,
che permette a pazienti candidabili di avere benefici terapeutici minimizzando
le complicanze. Uno dei maggiori campi di applicazione oggi è quello Oncologico
con procedure come la TACE (Trans-Arterial Chemo-Embolization). Ha spiegato,
inoltre, come, tramite il posizionamento di microcateteri nei vasi
intraepatici, l’infusione di microsfere caricate con chemioterapici
direttamente nei vasi arteriosi afferenti ai noduli tumorali ottenga un doppio
effetto: quello ischemico, bloccando l’apporto sanguigno al tumore, e quello
chemioterapico che permette la massima esposizione locale del nodulo al farmaco,
evitando così l’esposizione sistemica e le complicanze legate ad essa. Tali
procedure, già ampiamente utilizzate nel mondo occidentale, si stanno
sviluppando anche nei paesi asiatici, dove tuttavia lo stato dell’arte è in via
di consolidamento. Per completezza, di seguito il link del sito ufficiale del
congresso – (https://mp.weixin.qq.com/s/OWwldRTv6vrB3eGRwRdfVw).
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