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 sabato 15 giugno 2019

PADOVA

Malattie epatiche: Aggiornamenti del dott. Riccardo Carandina tornato dalla Cina

di Redazione


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Dal popolo cinese, ho imparato la grande civiltà nei rapporti umani e la grande professionalità e umanità dei professionisti che lavoravano nel reparto da me visitato. Ho, inoltre, riscontrato modelli organizzativi nella gestione dei pazienti e del reparto che possono sicuramente risultare di ispirazione anche per la nostra realtà. Per questo sono molto grato: è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere professionalmente e umanamente”. Sono le parole del dott. Riccardo Carandin, medico della Radiologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, rientrato dal Simposio svoltosi ad Hangzhou in Cina. Presente alla West Lake Conference nel sud-ovest di Shanghai come unico rappresentante europeo, il giovane radiologo interventista ha illustrato l’esperienza di Padova nella terapia locoregionale intrarteriosa nel trattamento delle lesioni epatiche.

In quest’ottica e in occasione di una delle più importanti conferenze del mondo orientale a Hangzhou, Città di oltre 6 milioni di abitanti a sud-ovest di Shanghai a fine maggio, il dott. Carandina, radiologo interventista del team del dott. Aliberti, ha presentato l’esperienza del centro patavino. Diverse le presentazioni e gli interventi nel corso del Congresso sul trattamento dei tumori primitivi e metastatici del fegato. Il dott. Carandina, che si occupa di Radiologia Interventistica, branca della medicina che permette il trattamento di diverse patologie grazie a interventi micro-invasivi con approcci percutanei o endovascolari, guidati dall’Imaging radiologico o ecografico, ha esposto in Cina questo campo innovativo della moderna medicina, che permette a pazienti candidabili di avere benefici terapeutici minimizzando le complicanze. Uno dei maggiori campi di applicazione oggi è quello Oncologico con procedure come la TACE (Trans-Arterial Chemo-Embolization).

Ha spiegato, inoltre, come, tramite il posizionamento di microcateteri nei vasi intraepatici, l’infusione di microsfere caricate con chemioterapici direttamente nei vasi arteriosi afferenti ai noduli tumorali ottenga un doppio effetto: quello ischemico, bloccando l’apporto sanguigno al tumore, e quello chemioterapico che permette la massima esposizione locale del nodulo al farmaco, evitando così l’esposizione sistemica e le complicanze legate ad essa. Tali procedure, già ampiamente utilizzate nel mondo occidentale, si stanno sviluppando anche nei paesi asiatici, dove tuttavia lo stato dell’arte è in via di consolidamento. Per completezza, di seguito il link del sito ufficiale del congresso – (https://mp.weixin.qq.com/s/OWwldRTv6vrB3eGRwRdfVw).


 


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