domenica 11 febbraio 2018
CESV MESSINA
Abbandoni, maltrattamenti e randagismo
di Redazione
 Il
fenomeno è sotto gli occhi di tutti. E non è un caso. Quello che si è appena
concluso è uno dei tre periodi dell’anno durante i quali si registrano i picchi
di abbandono. Le famiglie non riescono a gestire gli animali domestici che
hanno adottato durante le festività natalizie e risolvono il problema
liberandosene. Altrettanto capita in estate, quando il cane o il gatto
diventano un ostacolo alla vacanza. E altrettanto capita nella stagione della
caccia, quando i cacciatori decidono di fare a meno dei segugi che non
considerano idonei alla caccia. Tre “appuntamenti” in calendario perfettamente
noti che, però, non si riesce a fermare.
“È vero che in Italia 6.800.000 cani e
8.500.000 gatti vivono in famiglia. Ma è altrettanto vero – spiega Angela
Aspa di Randagioisi (Terme Vigliatore) – che
ogni anno vengono abbandonati circa 80.000
gatti e 50.000 cani, nell’ottanta per cento dei casi a rischio di morte, e che
per strada vivono circa 900.000 randagi, mentre solo 100.000 sono ospitati in
strutture di accoglienza”. La questione rischia di diventare emergenza. “Le organizzazioni di volontariato che si
dedicano agli animali – ricorda
il Cesv Messina – si stanno
moltiplicando. Si tratta di un segnale indiscutibile sia della matura
consapevolezza di parte della popolazione sia dell’emergere di fatti di grave
portata che scuote le coscienze”.
“Messina – ricorda Irrera – è una delle poche grandi Città senza canile
municipale. Esiste solo un canile privato che opera in convenzione e che è
insufficiente. I rifugi comunali sono da considerarsi una priorità. Già in
centro la situazione è grave, ma nelle periferie è davvero insostenibile. I
randagi sono in costante crescita”. “E
ci sono migliaia di animali – aggiunge Aspa – vittime di ogni sorta di
violenza, picchiati, dopati e, talvolta, uccisi brutalmente. Si passa dalle
mani dei criminali ai silenziosi maltrattamenti all’interno delle mura
domestiche. I dati rivelati dai rapporti sulle ‘zoomafie’ sono raccapriccianti. E anche se sempre più cittadini
denunciano, il fenomeno è appena scalfito”.
Tre
sono gli interventi considerati “indifferibili, urgenti e indispensabili”: la
creazione di rifugi municipali, la sterilizzazione di massa dei randagi e i
controlli per l’effettiva microchippatura degli animali di affezione. E per
realizzarli “è necessario l’impegno della
pubblica amministrazione, non solo
perché è il dettato delle leggi che lo prevede, ma anche e soprattutto perché
il volontariato, per quanto meritevole, da solo non può farcela. L’associazionismo
non può in alcun modo sostituire le istituzioni alle quali, invece, può fornire
importanti contributi di supporto”.
“Bisogna
– concludono i volontari – che le
amministrazioni del territorio applichino le leggi vigenti, in particolare la 281/91 (legge quadro) e la legge regionale
15/2000, e, quindi, costruiscano canili sanitari, singoli o in associazione tra
vari Comuni, attuino il controllo sul territorio
con censimenti dei cani randagi e, soprattutto, di proprietà, obblighino (come
vuole la legge) all’applicazione di
microchip e all’iscrizione alla banca dati dell’anagrafe canina, multino i trasgressori, creino le condizioni per una
vasta opera di sterilizzazione”.
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