A RICORDO
Messina – 34° Anniversario della repentina dipartita del grande poeta Nino Ferraù
di Alfonso Saya
 È
doveroso ricordare, in occasione del 34°
Anniversario della repentina dipartita del grande poeta Nino Ferraù, due
giorni dopo il “Canto del Cigno” cioè il primo e ultimo incontro con i docenti
del Circolo didattico di Rometta (ME), doveva seguire l’incontro con gli alunni
(due incontri si erano già svolti a Messina, nelle Scuole Elementari del Rione “Aldisio”),
dopo l’approvazione della proposta “Il poeta a Scuola”, presentata dal
sottoscritto, e pubblicata dalla “Gazzetta del Sud”. Deceduto il 23 dicembre
1984, è doveroso ricordarlo, dicevo, perché un grande poeta, una “gloria di
Messina, non apprezzato in vita, ‘Nemo propheta in Patria’. Nino Ferraù, si può
definire “uomo poeta”, poiché la sua poesia sgorgava, come ampolla d’acqua
sorgiva, dalla sua vita e dalle sue azioni, sicché vita e poesia erano un
binomio inscindibile o meglio, un tutt’uno. Non vi era, in lui, incoerenza tra
la vita e la poesia, perché in lui non si riscontrava carenza di umanità e di
azione poetica, spirava, anzi, umanità da tutti i pori, aleggiava il soffio
della poesia che, come la sua vita, era sentimento, slancio, altruismo,
dedizione, amore.
La
poesia, come diceva lui, bisogna personificarla, farla circolare nella vita,
come il sangue, farla vivere nelle azioni. Se la vita non è poesia non vi è
poesia nei versi, come da un terreno arido, senza la linfa vitale dell’humus, non
può nascere un fiore. La poesia, ribadiva, sempre, Nino Ferraù, non è soltanto
un modo di scrivere ma un modo di vivere e raccontava, a proposito, l’aneddoto
di quella donnetta che si era presentata alla Radio dove lui, ogni giovedì,
declamava le sue poesie, dicendogli: “So
che la Radio ha aperto una sottoscrizione per la Banca degli occhi, ebbene sa,
io ho due occhi, uno mi basta per guardare il mondo...l’altro lo potrò cedere!”.
A queste parole, diceva l’indimenticabile Nino, mi son sentito piccolo, piccolo
ed ho considerato quella donnetta, una poetessa, poiché ha portato il Vangelo
nella vita! Amo diceva, ancora, la poesia delle parole, ma amo e apprezzo di più
la poesia delle azioni, e la Poesia deve essere la vera rigeneratrice della
vita perché, oggi, l’inquinamento non è soltanto nell’atmosfera, l’inquinamento
è nei pensieri, nelle coscienze e la poesia, quindi, deve essere ‘il Depuratore
spirituale’.
I
giovani sono stati immessi nei viali del tramonto di tutte le idealità, sono
stati diseducati ed inalberano la dissacrazione di tutto e trovano sfogo nella
violenza e nella droga e frequentano le “discoteche “assassine”, appunto perché
si spaccia la droga e i giovani amano lo “sballo” e i “paradisi arificiali”.
Nino Ferraù ha combattuto, soprattutto, per i giovani, per accendere, mediante
la poesia, le idealità e i Valori imperituri, dello Spirito, i senza dei quali,
la vita diventa un “deserto”, arida e vuota. Preferiva morire che vivere senza
Ideali, senza passioni, senza slanci, senza dedizioni, senza ribellioni. Temeva
l’aridità, la vecchiaia del cuore che è peggiore di quella degli anni. È nostra
legge, questo era il suo Motto, far della vita una “sublime Musica” o un “sublime
Silenzio”. AMARE o NON ESISTERE, CECARE LA PACE E NON TEMERE LA GUERRA,
INGRANDIRSI O SPARIRE, O TUTTO O NULLA, O IN ALTO O SOTTOTERRA! Per il grande
poeta Nino Ferraù, la Poesia era vita, anima, comprensione, sensibilità,
fraternità, Amore per cui, diceva, che GESU’ CRISTO è il PRIMO POETA. Fu il fondatore
dell’ASCENDENTISMO per difendere la Poesia dalla cieca forza del materialismo invadente
che vuole seppellirla, soffocarla nelle sue spire, ma non ci riuscirà, poiché la
Poesia non può perire... rinasce sempre, come la ginestra sulla lava.
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